IL MIO NON COMPLEANNO E ALTRE DISGRAZIE

Io sono nata il 29 febbraio. Una data decisamente merdosa che arriva solo ogni 4 anni e tutti mi prendono per il culo. Quest’anno ho festeggiato il 1 marzo, sfondandomi di sushi a domicilio con Angela, la mia vicina di casa e di cuore. Sarà per l’anno bisestile che mi sono slogata malamente una caviglia mentre scendevo i gradini due a due per andare a buttare la munnezza?

Nei giorni di riposo miei, ovviamente piove ed io oltre a scrivere, leggere e tagliarmi le doppie punte una ad una con le forbicine, mi guardo programmi insulsi, come Uomini e Donne e C’è posta per te. Un sabato ho pianto tutta la sera. Ma sono pazzi a mandare in onda storie così! Che mi si spezza il cuore. Adesso che sono anche in mutua non mi resta che guardare anche Barbara D’Urso. Sapete, quelle cose che, più ti fanno ribrezzo e più le guardi.

La sera le faccio lo squillo e Angela arriva. Spesso ceniamo insieme. Se tarda le batto sul pavimento col manico del Mocio. Lo faccio quando si fa attendere perché magari deve scriversi su “UINZAP” (sarebbe per lei “Whatsapp”) col “toro” di turno. Lei sempre bella e in forma, ha spasimanti anche belli, direi. Io continuo a fantasticare su questo e quell’altro e niente.

Angela dice che mi devo prendere un cane: “Così lo porti a pisciare e attacchi bottone”.

Certo. Avessi il cane, troverei sicuramente solo gli spacciatori con cui conversare la sera sotto casa.

Angela una sera mi ha detto che secondo lei ho il malocchio.

Mi ha obbligata a sgocciolare dell’olio dal mignolo in un piatto pieno d’acqua: “Vedi!!! Si DISCIOGLIE TUTTO! Se ne va la chiazza!”

Mi ha obbligata a ripetere l’operazione finché la macchiolina d’olio è rimasta sul filo dell’acqua.Come fa sua nonna.

“Vedi amo! Adesso è rimasta, in culo a chi ti ha fatto il malocchio!”

Due giorni dopo mi sono sfasciata la caviglia.

Spero a voi vada meglio.

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IL MIO NON COMPLEANNO E ALTRE DISGRAZIE

IRENE E QUELLO DELL’ASCENSORE

L’ascensore sfigato del mio condominio non sale al quarto piano, ovvio, dove vivo io. Si blocca, fa rumori strani, la luce va e viene. “Ci sarà un contatto” E’ sempre la risposta della gentile signorina che risponde al numero della ditta che aggiusta l’ascensore. Io e Angela l’abbiamo chiamato Carol Anne, come la bambina di Poltergeist. L’altra sera la signora del secondo piano è rimasta chiusa dentro. E così l’amministartrice ha chiamato “Quelli dell’ascensore”. Angela oggi pomeriggio mi ha chiamata che ero ancora al lavoro. “Oh quando torni a casa? Guarda che ci sono quelli dell’ascensore e c’è uno di quelli dell’ascensore che è non figo, di più. Muoviti.” Mancavano dieci minuti alla fine della mia giornata. Sono andata via di corsa per evitare che mi braccasse la mia collega Enza, quella che si lamenta sempre di tutto. Entro nel portone e vedo gli operai al lavoro. Cerco con lo sguardo quello figo che aggiusta l’ascensore ma noto che il più carino avrà sessant’anni. Salgo a piedi, quattro piani con la sciarpa che punge e la mano in borsa a cercare le chiavi di casa. Arrivata sul pianerottolo di Angela, una porta si apre, è lei che mi tira dentro casa sua. “Oh miii l’hi visto che gnocco?” “Io veramente ho visto solo due panzuti operai sui sessanta.” Insomma, me lo sono perso e ora sarà andato via. Saluto Angela che mi dice che ha ordinato in rosticceria un mega fritto di pesce. “Appena è pronto vengo su da te e ce lo scassiamo”. Ok, avevo in mente un minestrone da scongelare, meglio così. Esco, salgo a piedi a casa e vedo un CULO. Un culo. Vedo solo quello. Un paio di jeans sdruciti e un culo che vorrei palpare subito. Il culo si gira e vedo il proprietario del culo. Eccolo, è lui. E penso che ho anche io culo, perché al quarto piano l’ascensore non ci va e allora sono venuto quelli dell’ascensore e mi hanno portato questa meraviglia. Ha ragione Angela, non è figo, di più. Occhi scuri, labbra carnose, muscoloso, denti stupendi. Sono rimasta un po’ troppo incantata a guardarlo e lui mi fa: “Ciao, adesso ti faccio passare eh…” E inizia a togliere gli attrezzi e la borsa degli attrezzi, che ingombrano il passaggio. E io gli vorrei dire che per me può lasciare tutto lì com’è. E non faccio caso alla sciarpa che punge, penso solo

“beata quella che ti tromba”.

E per un attimo ho paura di averglielo detto ad alta voce. Invece ho detto: “Tranquillo, figurati.”

“Abiti qui?”

“Sì, e tu segnatelo, e segnati anche il mio numero. Sta sera ti va di mangiare un bel minestrone con me? ” Mi vien da ridere se penso a cosa vorrei dirgli. Mi esce: “Funzionerà stasera?” E lui: “Eeeehhhh ho paura di no….mi sa che dobbiamo tornare”. Gli guardo le chiappe ed esclamo: “Che culo!” E lui: ” Ma sì, vedrai che alla fine lo mettiamo a posto.” Entro in casa e rimango a fissarlo attraverso lo spioncino. E’ figo anche deformato dallo spioncino, questo. Mi arriva un sms di Angela: “Zoccolaaaaaa!!! Già sei all’attacco?! Brava!!!” Domani…lo rivedrò. Mi sento come quando a 11 anni mi innamoravo sempre dei muratori che facevano i lavori in cortile. Stasera serata con Angela più mega frittura di pesce più vinello bianco, più commenti su quello dell’ascensore. Io devo averlo. uid_124da237955.580.0

IRENE E QUELLO DELL’ASCENSORE

IL GIORNO DI RIPOSO COL NERVOSO

Oggi è il mio giorno di riposo settimanale. Variabile, ovvio. Perchè al Super da noi gira così. Ovviamente non vengono mai rispettati gli orari e i turni. Lavorando al Super ho imparato a mantenere l’autocontrollo. Sarei dovuta esplodere centinaia di volte. Assunta, la mia collega con velleità artistiche, sì insomma quella che sogna di fare il Grande Fratello e sogna un altrettanto roseo futuro tv per la figlia a Uomini e Donne, in questo periodo  è sclerata. Ieri è arrivata con una camicetta per la figlia e mi fa: “Te la provi che vedo se sta pure a Jessica?” Ora, sua figlia ha circa due taglie in meno rispetto alla sottoscritta. “Ma no, Assu, si vede che non…” Ma lei insiste, mi si avvicina, vede che la manica arrivata al bicipite non ne vuole sapere di salire e allora tutta sghignazzante mi fa: “No no, hai ragione, non ti entra…allora a Jessica andrà bene.” Poi mi chiede se sono ingrassata. Ma no, scherzi? Trattenevo l’aria. E certo che sono ingrassata. Angela mi continua a portare schifezze dellla rosticceria. Queste serate a casa sua davanti alla tv mi stanno devastando. Oggi è il mio giorno di riposo settimanale – nervoso. Infatti è cominciato così:

Ore 8,26: Telefonata con numero riservato: rispondo. CHi era? Il tecnico che deve venire a sistemarmi la connessione. “Senta dovrei prima fare delle prove può digitare questo codice…?” Codice? Ma io sono a letto. Glielo devo confessare e mi fa sentire una stronza perchè mentre lui è già all’opera io sono ancora nel letto.

Mi alzo accendo il pc, digito codici e lui mi dice: “Come sospettavo, devo passare lì da lei, facciamo la prossima settimana.” Vorrei urlargli: “Brutto stronzo mi hai svegliato e adesso vieni immediatamente.”

Apro il frigo: ho finito il latte, ho finito anche il caffè. Mi bevo un the per colazione, come all’ospedale e ci inzuppo quattro biscotti che si sfracellano al fondo della tazza trasformandosi in una sorta di “vomitata de gatto” come direbbe Carlo Verdone. Butto tutto nel lavandino e scrivo ad Angela: “Caffè ne hai?”

In dieci secondi mi risponde: “Sì e c’è anche George che te lo fa.” Prendo il mazzo i chiavi di Angela che se non ci abitasse lei sotto di me, in queste situazioni impazzirei. Entro, lei è al lavoro. Ha la macchinetta che fa i caffè, quella della pubblicità con Clooney. Mi faccio un caffè e sono tentata di fumarmi una sigaretta di Angela, ha pacchetti disseminati ovunque. Ma non fumo più, peccato.

Chiudo la porta e salgo a casa mia. Afya, la signora Africana del primo piano sta già cucinando. Di solito mi viene l’acquolina in bocca, ma adesso è troppo presto per sentire questo soffrittino, queste spezie, questi sughetti. Non lo reggo. Mi chiudo in casa. ll gatto dannato sta giocando con le mie calze di Calzedonia nuove che avevo abbandonato sulla sedia. Gli urlo: “Noooo bastardooooo!” E lui scappa.

Alzo la persiana e mi dimentico che se la alzo con troppo vigore rimane incastrata. Sbadabamabaaam! Ecco. Devo di nuovo impazzire per tirarla giù.

Vado in bagno decido di lavarmi i capelli e resto insaponata sotto un getto d’acqua gelata. Mi ricordo improvvisamente del cartellino giallo appeso all’ascensore: 13/03  sospesa  fornitura acqua calda per lavori dalle 8.00 ale 12.00. Mi faccio coraggio e via…sotto l’acqua gelida.

E poi é venerdì 13.

Ok, direi che per sta mattina può bastare. Buona giornata a voi.

IL GIORNO DI RIPOSO COL NERVOSO

VICINI DI CASA. IL MIO CONDOMINIO: CONSIDERAZIONI.

Il mio condominio ha sei piani.Su ciascun piano ci sono tre appartamenti. Io sto al quarto. Ieri sera io e Angela, che da quando sono single stiamo passando praticamente tutte le sere insieme, abbiamo fatto un po’ il punto della situazione sul nostro vicinato. E abbiamo deciso che il nostro è un condominio fichissimo.

PRIMO PIANO:

Al primo piano ci sono:

IL DENTISTA. Chissà perché i dentisti non stanno mai all’ultimo piano. Che ne so, un quinto, almeno. Mai. Avete mai trovato un dentista al quinto piano? Al primo piano c’è “puzza di dentista”. Come dice Angela. Se sei in casa, il pomeriggio senti il citofono che suona di continuo. Zzz. ZZz. E’ quello del dentista che ha l’apertura incorporata. Appena uno suona, zzz, si apre il portone. Noi abitanti del CONDOMINIO, lo usiamo spesso e volentieri come portiere quando non troviamo le chiavi, o quando non abbiamo voglia di cercarle. Anche il citofono de “la Harla” suona spesso. Lei sta al sesto. Seconso me e Angela è un trans. Ha origini toscane, è altissima e c’ha delle mani ceh se ti tira una sberla ti stende. Io sono sicura che La Carla sia un trans non ancora operato.

LA COPPIA DI FOTOZOOM:

Sono LUI&LEI, noi li chiamiamo FOTOZOOM perché quando tornano a casa la sera arrivano con l’armamentario da fotografo. Lei spesso con una mega Canon a tracolla. Secondo Angela sono fotografi di set porno. A volte litigano alle 3 di notte. Silenzio e poi di colpo li senti gridare.

LA FAMIGLIA AFRICANA

C’è Afya, il marito e tre bimbi bellissimi e anche il marito è un gran figo. Lei inizia a fare da mangiare alle 8 del mattino. Ci invita spesso, e a volte ci porta delle prelibatezze. Angela dice che il cibo di Afya le fa venire le emorroidi, troppo piccante e speziato.

AL SECONDO PIANO:

Un appartamento è vuoto. In un altro ci vivono due vecchie zitelle. Per risparmiare l’affitto. E sono uno spasso. Giocano a carte, fanno pranzi con le amiche e vanno a ballare il liscio la domenica pomeriggio. Nel terzo appartamneto c’è un signore che Angela chiama IL VEDOVO. Vedovo non è. Lui dice ceh la moglie è “AL PAESE”. Angela dice che l’ha uccisa e fatta a pezzi come ne “La finestra sul cortile” e seppellita nell’orto da dove lui ci porta zucchine e pomodori. Angela li annusa e mi chiede se sanno di morto second me. Io le ho provato a spiegare che l’arrivo della Signora moglie del vedovo coincide sempre con le sue vacanze estive e pasquali e dunque non l’ha mai incontrata ma lei non mi crede.

AL TERZO PIANO

ANGELA: la mia insostituibile Amica, consigliera, infermiera, parrucchiera, con centinaia di camicette, jeans, golfini da prestarmi ( i jeans non mi entrano in realtà). Quella che fa le pulizie dal dentista, è sempre superfashion dalle unghie ai capelli. Quella per cui gli uomini perdono la testa. Che quando azzecca un congiuntivo nevica ma che è acuta e intelligente. Che sa darti consigli divini facendoti risparmiare soldi spesi da inutili psicologi. Quella che mi difende, mi porge una spalla su cui piangere, viene a fare pipì da me quando le esplode qualche tubo nel bagno. Quella che ogni anno a Capodanno deve assolutamente accendere la tv “per vedere se c’è coso…. Scalfaro…mica ce lo siamo perse?!” Quella che vende di tutto su EBay, quella che ha sputtanao una liquidazione per compare un distributore per pornazzi e lo ha messo sotto, all’edicola. E dà una percentuale all’edicolante. Un suo ex aveva una videoteca e gli sono rimasti migliaia di dvd pornazzi. Lui la percentuale non la vuole. Vuole solo togliersi di torno i porno. E Angela ci guadagna un sacco.

LA RAGAZZA SUPERGNOKKA

Vicino ad Angela abita, insieme a madre, padre (superbono anche lui) e fratellino,la ragazza supergnokka dai capelli coloro miele. Profuma di rose anche quando torna dalla sua corsetta serale per tenersi in forma. Una volta mi ha dato del lei e pensare che avrà 5/6 anni al massimo meno di me. Quando la vedo scendere le scale con quelle gambe lunghe e quei capelli profumati vorrei farle lo sgambetto.

LA VECCHIA

Impicciona ma anche molto gentile, la Vecchia considera Angela una nipote adottiva. Le cucina l’arrosto, le porta gli gnocchi appena fati, insomma, una pacchia i vicina di casa. In compenso si fa i fatti di tutto il condominio. E’ informatissima su tutti i gossip poiché ingurgita quantità folli di Verissimo, Mattino 5, Pomeriggio 5, Uomini e Donne. Nel pomeriggio silenzioso del mio condominio, se ti affacci per le scale senti il volume della tv della vecchia a palla, su Uomini e Donne.

AL QUARTO CI STO IO.

Poi la mamma single con mocciosetto. Lei cambia fidanzato alla velocità della luce. Vive attaccata al cellulare. Quando è in casa la si sente parlare da sola in continuazione. In realtà parla con qualcuno al cellulare. E urla. Se ce l’avessi in casa la ucciderei. Ecco perchè nessun uomo resiste più di tanto.

L’altro appartamento è occupato da due ragazzi che secondo me stanno insieme. Sono entrambi occhialuti, estremamente gentili, non alzano mai la voce, non disturbano e non danno confidenza a nessuno. Angela su uno dei due ci aveva fatto un pensierino, poi le ho spiegato che quasi sicuramente non l’avrebbe degnata di uno sguardo perchè sicuramente gay. Lei ora vuole assolutamente fargli cambiare idea.

AL QUINTO:

Una coppia di anziani con tanto di badante moldava, poi una famiglia composta da madre padre e figlia 14enne da prendere a schiaffi per quanto è maleducata. Urla, bestemmia, scrive con i pennarelli nell’ascensore. Una teppistella che si merita un paragrafo tutto per sé. E un uomo, scapolo, tedesco. Io e Angela lo chiamiamo Derrik. Gran puttaniere, ci ha provato anche con me e Angela con la scusa che gli mancava un apribottiglia…poi voleva offrirci il vino. Vive qui solo sei mesi. Il resto non si sa dove sia.

AL SESTO

LA HARLA, ovvero Carla. Io e Angela siamo sicure che si tratti di un trans. Una volta ha litigato col fidanzato, è scesa in cortile e lo ha schiaffeggiato mentre urlava: “OOOOOhhh venite a vedere ‘sto mmmeeeerda!!!!” Ha un forte accento toscano e quando la incontro tutta trafelata in ascensore, mi dice sempre cose tipo ” una un c’ha mai tempo di fa nulla, manco di portare icccane a fà su bisognini!” Sono sicura che sia un trans…e Angela mi chiede sempre la stessa cosa: “Ma il pisello ce l’avrà o no?”

Altre due famiglie occupano gli ultimi due appartamenti: uno con madre padre e due figli adolescenti. Uno coi capelli col ciuffo da una parte, fine educato, sempre serio. L’altro un tamarrazzo che va allo stadio tutte le domeniche e mentre si prepara, urla cori da stadio che mi vien voglia di infilargli un fumogeno da qualche parte. L’altra famigliola è composta da madre e padre di mezza età e da una figlia tutta casa e chiesa sui 20 anni. Angela la chiama la “timorarta di Dio” Si veste in modo improbabile. “Eeeeh, quelli la loro religione gli dice che si devono mettere le gonne lunghe fino ai piedi e accoppiarsi solo tra loro”. Angela dice che siano testimoni di “Genova”.

 

 

VICINI DI CASA. IL MIO CONDOMINIO: CONSIDERAZIONI.

IRENE! I LADRI!

Dal mio diario

Aprile 2008

Arrivo a casa carica di buste della spesa.

In realtà ho fatto una spesa un po’ triste…Muesly con uvetta sultanina, marmellata di fichi, una busta di farro da cuocere, una latta di ceci. Fette biscottate e pasta integrale. Tutta roba buona, e mica sono a dieta. Ci sono anche le schifezze: pop corn da fare al microonde, Nutella, gelato al cioccolato fondente e arancia…Mmmh tante cosine da spiluccare davanti alla Tv. A Torino piove da circa otto…nove giorni. Uno schifo. tutta l’Italia è nella morsa del caldo, come dicono a Studio Aperto…e qua fa freddo.

Ascensore rotto. Come al solito. Sento un po’ di trambusto, gente che parla su un pianerottolo.

Arrivo al terzo. Voglio suonare ad Angela per chiederle di cenare con me ma la sento parlare al piano di spora, sul mio pianerottolo, con la mia vicina.

“Ire!!” Mi chiama con un tono preoccupatissimo. Faccio in tempo a ripsondere “Oh!” e la vedo affacciarsi attaccata al corrimano. La frase che pronuncia mi paralizza. “Irene! I ladri!”

I ladri. A casa mia. I ladri. Sono entrati nella mia casa. Hanno messo sottosopra la mia vita. Hanno frugato, cercato, guardato. Faccio di corsa la rampa di scale e mi viene da piangere non appena entro con un occhio in casa mia. Mi blocco sulla porta. “Noooo”. Mi hanno strappato, tagliato le tende. Comprate al mercato, 15 euri. Ma erano mie. Scelte da me. Le avevo montate rischiando l’osso del collo. Ci sono pedate sul divano. Calci. Non trovavano niente di che forse, e allora si sono incazzati col mio divano arancione dell’Ikea. Le tazze a forma di mucca sono distrutte nel lavello. Il mio armadio è semivuoto. Cazzo, non ci credo. Mi hanno fottuto i vestiti. I miei vestiti. Il golf di mio padre. Ma che cazzo ve ne fate?

Le scarpe. Le mie scarpe rosse col tacco, nuove. La macchina fotocamera. C’erano dentro le foto fatte tre settimane fa al mare. Mi hanno tutto. Il portatile no, non l’hanno visto era seppellito dai giornali che mi ha prestato Angela, Diva e Donna, Starbene etc. Cazzo, mi sento svenire. I soldi per l’assicurazione, prelevati due sere fa. Scoppio a piangere. Le mie vicine mi danno acqua e zucchero e succo di frutta del discount alla pera.

Piango e mi ritrovo sul mio divano con Angela che mi spiega che ha chiamato i carabinieri. Poi arrivano i carabinieri e mi fanno un casino di domande. Dovrò fare l’elenco delle cose che mancano. Mi hanno rubato pezzi di vita, hanno violato la mia casa, hanno frugato nella mia biancheria. Mi sento nuda. Ho paura. Chiamo i miei. Mi sfogo, mia madre è agitatissima. Mi dice che devo cambiare subito la serratura. Ci pensa Alfredo, l’amico fabbro di Angela. Mi consiglia di mettere una “bella porta blindata e non se ne parla più”.

Le vicine. le vecchie mi irritano perché vengono a suonare per dirmi: “Ma pensa, neh, qua son venticinque anni che abitiamo ma maaai son venuti i ladri, maaai.”

Si vede che aspettavano me, una povera cogliona che lavora al supermercato e si spacca il culo a dare anche ripetizioni. Angela ha la porta blindata “che non se ne parla più” infatti da lei non sono andati. Solo da me. La mia serratura è sfasciata ma nessuno si è accorto di niente. Le vecchie sono sorde o erano a messa. La casalinga di sopra guardava a tutto volume le puttane di Uomini e Donne che si scannano e urlano, probabilmente non ha sentito, o le sto sul culo e ha fatto finta di niente. Sono devastata. Mi rimane il pc, era sotto il letto in mezzo ai giornali. Ho guardato su Internet se ci sono siti per le donne traumatizzate da un furto in casa…Sto malissimo. Sono a casa di Angela. La sua connessione è lentissima..o forse ha il pc pieno di virus, visto che clikka su tutte le scritte “clikka! hai vinto un milione di dollari!” che trova. Ogni banner è suo. Lei è uscita. La mia porta è chiusa con la nuova serratura. Lunedì prossimo mi montano la porta blindata. Lo scherzetto mi è costato 483 euro. Basta. Aspetto Angela, è uscita con il suo avvocatucolo. Stasera dormo qua. Fanculo ladri di merda, morite male.

IRENE! I LADRI!

AMICHE A DIETA: SE LE CONOSCI LE EVITI

La mia collega Irma (c’è chi sta peggio di me per via del nome) è fissata con questa dieta del minestrone. Si porta al lavoro quelle che io amo chiamare “cofanate di sbobba puzzolente” .Fa questo minestrone pieno di cipolla e se lo beve letteralmente. Il fatto è che è convinta che funzioni. In realtà fa la fame e dimagrisce, ma perde solo acqua, quella che le gonfia il culo e le cosce. Perchè Irma è normale, è a posto fino alla cintura poi si allarga.L’anno scorso era diventata un chiodo, ma anche isterica, incazzata 24 ore su 24 e depressa. E poi aveva un colorito grigiastro niente male.La dieta della sbobba la lascia secca e flaccida ogni anno. E si riempie di smagliature. Ieri ci ho litigato, perchè le ho detto che secondo me le sarebbe bastato eliminare le porcherie che si trita introducendo un po’ di cibi sani nella sua alimentazione. Ma lei niente. Si mangia il minestrone puzzolente e fa uno spuntino con le Fonzies. Ma allora vaffanculovà.

Io devo solo ringraziare il mio ascensore rotto se posso risparmiare sulla palestra dove ormai non vado più perché mi deprime. Vedo tutte queste strafighe senza l’ombra di un filo di grasso, (senza manco una curva) che si uccidono a fare spinning. E sono incazzate, ringhiano.

Vorrei analizzare da vicino lo smalto dei loro denti, che sta per sbiadire completamente a causa dei succhi gastrici che lo corrodono ogni volta che si ficcano due dita in gola per vomitare. E tutto per stare in quei jeans tagli ax: anorexic.

Angela invece ha il dono divino. La mia amica nonchè vicina di casa, nonchè maestra di vita e consigliera ha un fisico pauroso. Mangia come un elefante ed è perfetta, bella, tonica…niente trucchi, solo la sanissima dieta mediterranea…e tanto tanto fOTTing, come dice lei.

AMICHE A DIETA: SE LE CONOSCI LE EVITI

SETTE OLIVE E LE BOCCACCE

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Oggi nel mio frigo:

carote

agnolotti di Giovanni Rana ai carciofi

vino rosso

olive

grana padano

petti di tacchino

coca cola

philadelphia light

limoni

yougurt

acqua

Quindi direi che l’umore è alto. Si vede dal frigo, come stiamo. A volte ho solo un pezzo di crosta di Grana e un involucro contenente prosciutto verde.

Capita quando sto poco a casa perchè non mi sento particolarmente in forma. Allora ripiego su: palestra, piscina, cena da amiche, cena da Angela, salto della cena, aperitivo.

Come conseguenza poi ho sensi di colpa tremendi per le porcherie mangiate e il terrore di dover prima o poi aprire il malefico frigorifero col prosciutto dimenticato e diventato radioattivo.

Dovrei fare come la Vecchia. La Vecchia è una tizia che viene a fare la spesa al supermercato da noi. E’ l’incubo di chi sta agli affettati. Compra SETTE olive. Ne vuole SETTE. Compra DUE fette di prosciutto crudo o DUE di cotto o UNA di mortadella.

Compra UNA mela, UNA pera. DUE mandarini. Ed è ricca da fare schifo. Metà del mio condominio è suo. Ha case ovunque.

Per fortuna io agli affettati ci sto poco. Non ho pazienza, ma più che altro mi verrebbe da chiederle: “Perché?” Perchè fai il braccetto corto? Mistero.

Adesso ho questo taglio di capelli tutto scalato e sono disperata. la mattina mi sveglio con i capelli mosci e ciuffi scomposti ovunque. Mi devo phonare tutte le mattine o sembro una punk anni ’80 che ha finito la lacca.

Ieri ho preso la metro per andare da una mia amica. Questo treno senza guidatore, tutto automatico mi mette un’ansia tremenda.

Ero seduta in fondo a destra. Mi è sembrato di vedere seduto poco più in là un mio collega. Cioè per me era lui. Ho iniziato a fargli le boccacce. Gli ho fatto pure “suca” col dito medio. Inutile continuare dicendo che non era lui e che questa è stata l’ultima volta che prenderò quella linea.

Inutile dire che la gente ha pensato che fossi una di quei pazzi della metro. Inutile dire che volevo sprofondare. Mi sono alzata e sono scesa ad una fermata sconosciuta. Ho aspettato un altro treno e sono scappata nella direzione opposta per riprendermi.

SETTE OLIVE E LE BOCCACCE

ANGOSCIA NELL’ARMADIO

L’altra sera ho fatto ordine nell’ armadio e ci ho trovato dentro cose che cercavo, cose che non credevo di aver comprato e cose non mie, tipo:

una sciarpona gigante tipo mantella appartenuta ad una tizia di una compagnia telefonica che era venuta per il contratto, per internet bla bla bla. L’avevo addocchiata questa mega sciarpona. Ho sperato che se la dimenticasse e così è stato. Poi l’ho subito nascosta al fondo dell’armadio, caso mai fosse venuta a reclamarla, ma…niente, è mia.

Delle ciabatte a forma di testa di zebra che mi aveva regalato un mio ex che ho tradito. L’unica volta che ho avuto una realzione per 46 giorni e non 15, ho tradito perchè non lo reggevo. Mi regalava pupazzetti e tazze con scritte frasi angoscianti tipo “Più di ieri meno di domani”…Era patetico e in macchina stava sempre in silenzio. Si chiamava Aliosha (non chiedetemi che cazzo passasse per la testa ai suoi quel giorno) ma dentro di me io lo chiamavo Angoscia. La storia con Angoscia è durata un po’ di più perché Angela in una delle nostre serate passate a fare un po’ di “Amicanza” come la chiama lei, ossia confidenze e pettegolezzi e confessioni tra amiche, mi aveva detto che “Questo però è bravo è tenero, ti fa i regalini, ti dà mille attenzioni” E io ci stavo per credere. Poi sono saltata sul divano: “Angoscia!! Angoscia lo dovevano chiamare! Ogni volta che usciamo passa dieci minuti a guardarmi negli occhi serio serio e mi chiede: “Cos’hai? Dai dimmelo, tu hai qualcosa, lo sento.”

Lo senti? Allora, senti perchè non te ne vai un po’ a “FanGul?” (citando sempre le parole di Angela). In quel momento, quella sera estiva passata con Angela sul suo divano, al buio per non essere divorate dalle zanzare, cosparse di Autan, mangiando una pesca, mi è apparso tutto chiaro. Lo avrei lasciato. L’indomani ho nascosto nell’armadio le ciabatte a forma di testa di zebra. Mio Dio, ma come avevo fatto ad uscire per 45 giorni con uno così? Il 46 esimo giorno l’ho lasciato. Lui ha detto: “Ok come vuoi rispetto la tua scelta ma sto malissimo”.

Naaa. Ho fatto bene. Via di corsa. STOP.

ANGOSCIA NELL’ARMADIO

RICORDI DI UN NATALE AI CONFINI DELLA REALTA’

Sopravvissuta alle “Feste” passate a Milano con i miei, mia nonna Clelia e le mie temibilissime cugine gemelle.

Sono arrivata con il mio trolley verde acido in stazione Centrale e subito ho riassaporato l’aria di casa. In effetti non è che a Torino stia male, ma Milano mi riporta a casa. Prendo un tram e in pochissimo tempo arrivo davanti casa di mia nonna Clelia, una delle poche persone che davvero mi mancano. Citofono e poco dopo sento un frastuono incredibile: è il citofono che cade sbattendo contro il muro. La cornetta penzola e tu da sotto senti tutto quello che succede in casa:

mia nonna sta gridando qualcosa a Giulio, il figlio di mia cugina Guenda. Il bambino grida, la tv è a palla. Ricitofono e finalmente mia nonna grida che hanno suonato.

Mi aprono. Una decina di click. Come quando il cane ti fa le feste quando arrivi. Ecco, da mia nonna se sei benvoluto te lo dimostrano cliccando mille volte sul tasto che apre il portone.

Arrivo su con l’ascensore di quelli antichi, tipo quello di “Profondo rosso”. La casa di mia nonna è quella dove c’è casino. Entro: “Nonna?” Lei arriva, con un golfino azzuro i capelli in ordine e una gonna grigia. “Oooh ma l’è arrivata l’Irene! Gioia!” Lascio il trolley nell’ingresso e entro nella sala da pranzo. Giulio ha 6 anni ed è una sorta di terrorista in miniatura che si lancia dalla sedia sul divano e viceversa rischiando più volte l’osso del collo mentre mia cugina Guenda sta seduta a guardarlo con le braccia conserte e un sorriso ebete. Giulio va alla scuola Steineriana. In pratica non gli insegnano niente, tanto poi a leggere e scrivere imparano da soli. Va beh.

Mia cugina è sposata con uno psichiatra che ha 20 anni più di lei. E si è rincoglionita. Ha la mia età e mi sembra davvero di un altro pianeta. Ci salutiamo con due baci sulla guancia. Non mi dice nè mi chiede assolutamente nulla. Mi guarda e sorride e poi ricomincia a chiedere a suo figlio se per caso ha voglia tra poco di sedersi a tavola con noi. Io sono allibita.

Mia nonna mi dice sottovoce: “Lo sai com’è la Guenda.”

No, non lo sapevo che si fosse totalmente rincoglionita.

Arrivano i miei genitori e mia madre mi dice che le sembro ingrassata. Mio padre mi chiede se ho trovato il moroso. Arrivano le temutissime cugine gemelle D&G.

Sono la Sara e la Bea. Le odio. Mi mettono in soggezione. Entrano e portano una ventata di aria gelata nell’ingresso. Sono gelate, le loro guance sono gelate, i capelli invece maledettamente mechati e in ordine. Mi viene il dubbio che la Zia Noris glieli mechasse anche a sette anni perchè ora che ci penso hanno sempre avuto i capelli così. Hanno piumini colorati, il mio meno male che l’ho già tolto, visto che non è di marca, và.

Hanno sciarpette profumate e braccialetti e anelli enormi.

Salutano subito la nonna e la Guenda, che per magia si accende e diventa iper loquace.

Poi salutano Giulio che nel frattempo si sta dedicando ad una delle sue attività preferite cioè togliersi le scarpe e mettere le calze a mò di guanti per lucidare i piatti che sono sulla tavola apparecchiata.

Poi salutano me dopo avermi guardata dall’alto in basso. Hanno 20 anni appena compiuti e sono due stronze. Sono andate alla scuola Americana e per me sono già tremendamente zoccole.

Arrivano da Corso Como, sono stranamente senza buste al seguito. Hanno lasciato tutti i loro acquisti in macchina, ma il loro babbo glieli sta portando su, così potranno sfoggiare le centinaia di euro che hanno speso in cazzate. E a me verrà una colica epatica dal nervoso.

L’unica cosa che mi rincuora è che per la nonna Clelia io sono la preferita. Vado in cucina e lei mi passa una sigaretta di quelle bianche lunghe lunghe. Chiude la porta col piede ciabattato e mi dice “Gioia appena ste mummie se ne vanno chiamiamo la Rina e la Gianna e ci facciamo una scala quaranta di quelle come si deve!!”. E allora mi tornano le forze per affrontare questo pranzo previgilia di natale.

Ecco che mi sono liberata anche del Natale…

Tra le mie cugine Iene Gemelle e mia cugina Guenda e suo figlio Tsunami, mi sento fuori luogo. Non abbiamo niente in comune, non abbiamo niente da dirci e mi sento anche un po’ a disagio. Eppure quella è la casa dove sono cresciuta.Ci ho passato interi pomeriggi a giocare con la nipote della Gianna, quella della scala B. Giocavamo a metterci il rossetto di mia nonna e alle parrucchiere, con la lacca quella che comprano le nonne e i bigodini. Mia cugina Guenda da quando sta con lo psichiatra che le ha dato questo figlio incontenibile, ha imparato a parlare a voce bassa. E’ odiosa, sembra lo faccia di proposito. le chiedi qualcosa e lei bisbiglia, fa più moglie dello scienziato di sta ceppa, forse. Insomma, io non capisco cosa dice, anche visto lo starnazzare delle Cugine Mechate e le urla del pargolo Steineriano lasciato allo stato brado e lei rispondendomi dal’altro lato della tavola, si scoccia ogni volta che io le faccio: “Eh?”. Mi parla massaggiandosi il rolex, o il braccialetto tuttotemBestato di diamanti che formano la scritta “bonehur”. La detesto. Suo figlio intanto non vuole mangiare ma ha deciso che deve spostarsi da una parte all’altra della tavola passando sulle nostre ginocchia. E lei lo lascia fare. L’unica cosa che gli chiede sussurrando è:

“Giulio, ti prego di ricordare il discorso che abbiamo fatto a casa prima di venire qui.”

Ma vai a cagare, cretina. Ha sei anni! Il padre, lo scienziato, intanto è a tavola e mangia come un porco. Ha anche due belle patacche sulla giacca. Anzi una sulla giacca e una sulla camicia. Ma si sa, con di fronte a te una mente simile, non badi a questi particolari. La Guenda da quando lo ha sposato è diventata acidissima. Se la tira da fare schifo, perchè suo marito scrive libri e cura la testa delle persone. Eppure la Guenda da piccola non era così. A sedici anni aveva organizzato una fuga da casa con il suo fidanzatino diciottene. L’hanno ritrovata in un campeggio ad Alassio. Le Cugine Gemelle intanto mangiano lentamente e pochissimo. Una sta scartando con le mani tutti i pezzetti di grasso dal salame. A Capodanno vanno a Montecarlo a casa di una loro amica, con i genitori ovvio, ma mi spiegano che avranno un attico tutto per loro con tanto di piscina riscaldata sul terrazzo per fare feste con tutti gli amici e le amiche, mentre tutti i genitori alloggeranno al Montecarlo Bay, 770 euro a notte. Insomma una delle due tornerà a casa incinta, ho capito. Mi squadrano e la Bea mi chiede se il trolley verde pistacchio nell’ingresso è mio. Alla mia risposta affermativa, dà un colpetto col gomito alla sorella e dice “L’Irene è davvero un’intenditrice!” Che tradotto significa che ho pessimo gusto nel comprare qualsiasi cosa. Al momento del panettone, la nonna Clelia tira fuori quello che da una vita va a comprare in pasticceria, lo ordina e lo ritira lei. La Guenda inizia a chiedere “Nonna Clelia, dove l’hai preso sto robo”. C’è una nonna sola ed è la nonna Clelia, ma la Guenda sottolinea sempre il nome della persona a cui si rivolge. “Ciao Zia Adriana…Senti Zio Nicola…” e poi usa il termine “affare” o “robo” per qualsiasi cosa che non la riguardi direttamente; per ciò che non le interessa o che “schifa” un po’ c’è il termine “affare”. Inizia a cercare la scadenza. La stiamo guardando tutti. Suo marito invece è sul divano che dorme. Giulio urla: “Che schifo, nonna! Io voglio il panettone Melegatti!! Questo è della marca cacca!” La nonna mostra alla Guenda la scadenza e sottolinea che glielo hanno preparato in pasticceria come tutti gli anni. “E tutti gli anni te lo sei scofanato, troia” vorrei aggiungere io. Poi mentre Giulio continua ad urlare e a strusciarsi per terra perchè lui il “Panettone con la cacca” non lo vuole, la Guenda si convince dell’assenza di cacca e sta per addentare la prima fetta. Prima però la annusa. Dio che fastidio. L’ammazzerei. Annusa tutto con aria poco convinta e quando addenta qualcosa mastica come se davvero stesse assaggiando per punizione un tocchetto di merda secca di capra.

Finalmente se ne vanno. Sono le due e le Gemelle devono andare a casa di una loro amica che ha una scuderia e dunque andranno a cavallo tutto il pomeriggio. Nessuno a parte i miei mi ha chiesto come andasse il lavoro, lo studio, la vita. La nonna Clelia invece sa tutto perchè ci telefoniamo di continuo. Anche i miei vanno via, dico loro che passerò da casa la sera, portandomi nonna dietro, ovvio. La nonna chiude la porta mentre Giulio si attacca alla griglia dell’ascensore perchè vuole fare spiderman e grida come un pazzo. Le gemelle hanno lasciato la tavola un po’ prima perchè sono venuti a prenderle. Mia nonna fa un sospiro di sollievo, chiude la porta e con la mano fa un gesto inequivocabile tipo: “Ma andate a cagaaare!” Ridiamo, poi lei torna indietro e mette il chiavistello alla porta dicendo: “Adesso festeggiamo l’arrivo dell’Irene!” e inizia fare il numero della Gianna. Poi chiama la Rina. Ad entrambe dice che è arrivata la sua Stella. In poco tempo la casa è invasa di voci da nonne. Queste tre sono fuori, mi fanno morire dal ridere. Mia nonna tira fuori la tovaglia verde e le carte. Prendiamo il caffè e fumiamo le sigarette lunghe lunghe bianche. Ecco adesso sono arrivata a casa.

RICORDI DI UN NATALE AI CONFINI DELLA REALTA’

RICORDI DI AMORI INTERNAZIONALI NATALIZI.

Dal mio Diario, dicembre 2007

E’ Venerdì. Oggi lavoro.

E domani è festa ma io lavoro. Come prospettiva non è male. A Milano domani

è S. Ambrogio e mia nonna Clelia insiste perché io mi dia malata e vada da lei.

Angela vuole che io mi prenda un giorno per andare a fare shopping visto che i centri commerciali sono aperti. Ma piuttosto che infilarmi nella bolgia di famiglie col carrello pieno di panettoni e luci per l’albero e acquisti natalizi vado a fare straordinario.

Lo scorso Natale, mi ricordo che Angela voleva rifilarmi un suo cugino terro-tedesco arrivato fresco fresco dalla Germania per passare il Natale in famiglia. Niente male davvero.

Alto, castano con gli occhi verdi, bel fisicaccio. Parlava l’italiano con un vago accento siciliano e sapeva il tedesco. Mi ricordo che Angela mi diceva: “Ooh, vedi che sta qua due settimane e basta, dunque se ci devi dare, dacci”.

Perle di saggezza.

Il tizio in questione si chiamava Tony, ovvio. Mangiava con la famiglia, dai genitori di Angela, poi veniva da lei e lei mi bussava al soffitto con la scopa o mi faceva lo squillo per farmi scendere.

Tony aveva le mani da lavoratore, grosse e tozze, infatti non mi piacevano molto.

Aveva anche dei calli, ma indubbiamente era davvero bbbono, da sette e mezzo/otto.

L’unica pecca era la sua digestione: lenta, lentissima. Quando arrivava da Angela, con la giacca che sapeva di pasta al forno, fritto e mandarini, si metteva sul divano e nonostante fosse contento di vedermi non riusciva a tenere gli occhi aperti.

“AngHela, kannst du mich ein caffe machen?” Doveva bere il secondo caffè del dopopranzo o non connetteva.  Angela faceva il caffè e poi lui saliva da me.

Mi ricordo che guardavamo dei film, a volte anche Buona Domenica. Mi ricordo che lui capiva pochissimo ma stava impassibile davanti alla tv.

Insomma non mi cacava di striscio. Solo bacetti sulle guance. E una volta l’ho beccato che dormiva. Ho mandato un sms ad Angela: “AngHelaa! ma questo sembra che abia fatto la campagna di Russia, è stanco e non mi fa proposte oscene, niente manco un bacio vero.”

Angela mi ha risposto che lui è un uomo del sud e rispetta la donna e il corteggiamento è lungo, mi ha anche scritto che di solito quando fanno i polipi mi lamento, che non si sa che cosa voglio.

Ma almeno un bacio, considerando che sta qui per poco…pensavo….

Insomma alla fine è successo che Tony e Angela mi hanno costretta  ad andare a pranzo dai genitori di Angela. Siamo stati a tavola fino alle tre e dieci.

Pasta al forno con le polpettine, polpettine fritte, altre cose buone fritte, salumi, formaggi, dolci, frutta secca e mandarini.

Tony era particolarmente “ingrifato” come dice Angela. Per le scale mi aveva attaccata al muro tenendomi le braccia ed era partito un mega bacio. Non vedevo l’ora di andare a casa mia. Con lui ovviamente. “vedi, doveva prendere un po’ di confidenza, si è svegliata la bestia!”

Gli sms di Angela, spediti mentre eravamo a tavola mi caricavano.

Finito il pranzo siamo andati a casa mia. Erano le tre e mezza di pomeriggio. Ci siamo buttati sul divano. Due bacini, e ci siamo miseramente addormentati. Con la panza piena.

E BASTA.

Ci siamo svegliati alle sei e mezza. Lui ha guardato l’ora e ha detto: “Miiinchia di nuovo ora di mangiare è!” L’ho immaginato con la canottiera sporca di sugo e la panza.

No, no. Lasciamo perdere. L’ho guardato e gli ho chiesto: “Ma…quand’è che parti?”

Allontanato il contagio, diceva mia nonna, il male guarisce.

RICORDI DI AMORI INTERNAZIONALI NATALIZI.