L’INFLUENZA DEL DEMONIO e LE SIGARETTE DI LUCIFERO.

Buongiorno, sono a casa vittima dell’influenza che arriva dall’inferno. Dopo parecchi giorni oggi riesco ad appoggiare il pc sulle ginocchia e a scrivere.

Ho parecchie cose da dire.

Prima di tutto che sono piena di vitamine, mi escono dalle orecchie,

che le suddette vitamine costano una schioppettata e che ho speso in farmacia i soldi che volevo usare per andare alle terme con Angela e allora vaffanculo.

Una cosa che mi rende inquieta c’è e qui chiedo il vostro aiuto.

Domani sono DUE SETTIMANE che non fumo. Non che fumassi tanto. 5 Sigarette in media al giorno. A causa della tosse del Demonio e dell’influenza degli Inferi non ho acceso una sigaretta da 14 giorni.

Mi faceva soffocare solo l’idea.

Ho resistito.

Non mi è nemmeno pesato troppo.

Ora ho voglia di fumare. Sento che mi manca qualcosa, mi sento inquieta, nervosa, mi viene da piangere.

Per tirarmi su di morale ho letto quello che succede di bello al mio organismo dopo tre, sette, dieci giorni senza nicotina.

Mi sento molto sana e non ho il fiatone se faccio le scale.

Ma sono nervosissima.

“Fumo” le matite e le penne. Le tengo in mano, le avvicino alla bocca e aspiro per poi sbuffare aria.

Ditemi che c’è qualcuno che mi capisce, solo questo.

E dire che avevo smesso per 4 anni e mezzo.

Ho ricominciato con

“Fammi fare solo un tiro”

“te l’accendo io”

“Dai lasciami due tiri”

“Me ne offri una?”

Sono stata una cretina.

Non fumare si può.

Ma io sto male, cazzo!

L’INFLUENZA DEL DEMONIO e LE SIGARETTE DI LUCIFERO.

NO, MARIA.

Eccomi qua, pronta ad aggiornarvi sulla mia avventura con un uomo a pagamento incontrato su una chat di incontri.

A PAGAMENTO. Un puttano, come dice Angela. Potete leggere gli episodi precedenti sui vecchi post.

Insomma, ho fatto colpo su uno conosciuto in una banalissima chat, di quelle dove metti il cuoricino se uno ti piace. L’ho visto due volte e lui mi ha chiaramente detto che lo avevo colpito. Me lo ha detto aggiungendo “WOW”.

La mia amica Angela, regina dello stalking – social ha trovato una foto del tizio in questione su un’altra chat. Solo che lì, lui aveva un altro nome e la dicitura ESCORT campeggiava a chiare lettere sul suo profilo.

Che faccio? Mi fidanzo con un escort? Che poi perdo la testa per gelosia e finisco a Quarto Grado?

Ma una cosetta normale, io, mai?

Da qui vi aggiorno. L’ho rivisto ancora. Mi porta a cena, mi corteggia, mi manda fiori e mi porta a fare un week end alle terme. Roba che Pretty Woman se lo sogna.

E’ metà novembre e io mi godo al massimo la situazione. Sono diventata scaltra, non mi butto più a capofitto immaginandomi in chiesa con la marcia nuziale. I nostri incontri (sono stati 4 in tutto compreso il week end) sono stati perfetti, ma io so che questo fa il puttano e che non devo aspettarmi nulla.

In hotel, dopo sauna, bagno turco, bollicine nell’idromassaggio e un massaggio che mi ha regalato e che mi hanno fatto mentre lui mi aspettava in camera, sono arrivata da lui pensando: “Che faccio? Mi rovino il week end e gli dico che so che fa il puttano, o faccio finta di niente e poi lo scarico?”

Ovviamente ho aspettato. Era tutto troppo bello.

In camera mi squilla il telefono, lui mi chiede “E’ importante?”

Io vedo sul display il nome di una mia amica che chiama sempre quando non deve e rispondo “No, lo spengo.”

Lui mi bacia e mi dice “Brava, l’ho spento anche io”.

Che ve lo dico a fare? Week end meraviglioso, se non fosse che nel cuore della notte sentivo un rumore strano: zzz zzz zzz zzz

Mi alzo e capisco che il rumore arriva dal bagno. Silenzio. Io rimango immobile, al buio.

Poi di nuovo zzz zzz

Apro il mobiletto del bagno e vedo un telefono illuminato. Mi si illumina la lampadina anticasini che ho nel cervello e capisco. Ha spento il telefono “normale” Ma si è portato il telefono del “Lavoro”.

Infatti, do uno sguardo alle anteprime dei messaggi e noto che sono tutti di donne. E’ l’applicazione, è quella che usa per essere contattato.

Mi viene da ridere. Lo lascio lì.

Il giorno dopo dobbiamo ripartire. Lui si sveglia prima di me e si chiude in bagno.

Poco dopo ci vado io e noto che ha fatto sparire il telefono. Colazione, bacini, bacetti e partiamo.

Mentre ascoltiamo una canzone di Mario Biondi e lui canticchia, dico: “Spero di non aver dimenticato nulla…Tu il telefono lo hai preso?”

“Certo, è qui”.

“No, l’altro, lo hai preso?”

Lo dico con una naturalezza incredibile.

Lui senza guardarmi, fissa la strada e mi dice:

“Sì, è il telefono del lavoro. Aspettavo delle mail, non l’ho spento perché avrei potuto ricevere una chiamata importante e allora….”

Non si rende conto, come tutti gli uomini, che quando noi donne facciamo una domanda, già conosciamo la risposta. Non si chiede come mai gli stia domandando del telefono, visto che lo aveva imboscato in un mobiletto dell’hotel 5 stelle.

E poi, potresti ricevere una chiamata importante e lo nascondi?

Io gli chiedo “Certo che voi architetti non avete mai un attimo di tregua”

“Ne conosci altri?”

“Architetti? Come te? No.”

EPILOGO

Arriviamo sotto casa mia e mi dice: “Irene tutto bene, c’è qualcosa che non va?”

“Tutto ok, però volevo chiederti, quanto ti devo per il week end?”

“Ma scherzi? Ma ti ho invitata io!”

“E quanto ti dovrei?”

“Ma và, scherzi? Una donna non paga mai”.

“SEI SICURO?”

Ecco. La domanda gliel’ho fatta come in quel film horror. Dove una ragazzina inquietante e dallo sguardo fisso bussa alla porta di una casa isolata nel cuore della notte e chiede alla tizia che apre la porta “C’é Tamara?”

Lei spaventata risponde “No…non c’è nessuna Tamara qui.”

E l’altra risponde con lo sguardo fisso nel vuoto “SEI SICURA?”

Gli faccio questa domanda e lui dice “Certo! Ma ti pare che ti inviti e ti faccia pagare?”

Giusto. Non fa una piega.

Insomma, mi bacia, scendo dalla macchina e lo saluto ringraziandolo.

Arrivo a casa e Angela mi sente salire le scale, spalanca la porta e mi trascina in casa sua.

Le racconto tutto.

“MINKIA.” E’ il suo commento.

Mi arriva un messaggio da lui, mi ringrazia per il weekend e mi dice che se vorrò ce ne saranno altri. Mi dice anche che mi ha vista un po’ strana e mi prega di essere sincera perché lui ama la sincerità e che con me è stato non sincero, di più. Quindi GRADIREBBE la massima sincerità e trasparenza da parte mia.

DA PARTE MIA.

“No vabbè, amo, questo è coglione. Questo ha sfogliato la rosa!”

Inizio a ridere come una pazza.”Ha mangiato la foglia, Angy! Ha mangiato la foglia, si dice.”

Ridiamo come due pazze, lei mi fa: “No amo, tu gli devi rispondere”.

“E cosa gli dico?”

“Gli dici: No, Maria. Io esco. Come Uomini & Donne”.

Mi viene un’illuminazione. Scrivo: “No, Maria. Io ESCORT.”

E invio.

Lui visualizza.

Intanto io e Angela stiamo rotolando dal ridere. Lei è per terra che si tiene la pancia. Io ho le lacrime per quanto sto ridendo.

3

2

1

MI BLOCCA.

FINE.

 

 

 

NO, MARIA.

ESCO (-RT)

Lo so.

Dopo il mio ultimo racconto, volete sapere tutti se il Tizio del   sito  di incontri mi ha ribaltata a dovere.

Dunque, partiamo dal presupposto che stavo per arrivare in ritardo all’appuntamento perché ho passato 20 minuti a togliermi e rimettermi un paio di jeans a vita alta che quando li ho comprati, mi sembrava di essere quasi una con un culo decente.

Peccato che a casa, allo specchio mi sembrava di avere addosso un pannolone per incontinenti.

“Ire, ma minkia, è grande, sto jeans.”

Angela, un’ora prima che uscissi, mentre mi preparavo mi ha fatto notare che avevo comprato una taglia in più.

Eh già. Perché ne ho provati due, uno della mia taglia e uno più grande. E quale cazzo ho comprato io? Quello grande.

Le commesse, quelle che ti stanno col fiato sul collo dove sono, quando hai bisogno di un consiglio?

No dai è colpa mia. Per la fretta. Perché già mi immaginavo  il Tiziodelsitodiincontri che mi diceva “WOW”

Insomma, ho anche tolto l’etichetta e ora me li tengo. Tanto d’inverno lievito.

Angela scuoteva la testa con una mano sulla fronte “Madò, madò madò sembri mia zia Caterina quando va a ballare i balli di gruppo con le amiche che si mette i jeans ma sotto ha il Tena Lady”.

Mi metto una gonna nera al ginocchio, degli stivaletti neri e una maglia aderente che almeno si vede che ho le tette grandi anche se dovrò tenere in dentro la pancia.

Mi trucco pochissimo e vado.

Arrivo lì al ristorante da sola, mi imbarazza farmi venire a prendere. Lui arriva e io appena lo vedo penso: “Cioè, allora io sono qui con uno sconosciuto perché voglio evitare convenevoli e voglio andare subito al sodo. IO, che se due anni fa me lo avessero raccontato avrei detto “Ma fffigurati.”

Mi presenta subito il proprietario del ristorante, suo amico. E questo, porca puttana, è ancora più bello di lui. Ecco. adesso non vi immaginate robe a tre che è eccessivo.

Mangiamo e prego che non tiri fuori i video di lui che gioca a calcio balilla.

Mangiamo e bevo 2 calici di vino. Questo crede che io sia astemia, fa battutine e forse lo sono un po’, perché inizio a pensare a cose tipo che adesso andiamo a casa sua e mi fa giocare a calcio balilla tutta la sera.

Invece no. Alle 22.30 ci alziamo, paga, salutiamo quell’altro bono del suo amico e ci dirigiamo verso la sua macchina. Mi siedo, mi guarda le calze e dice “”WoW”.

Ho delle calze nere velate con dei pois neri. La cosa meno sexy del mondo secondo me.

“E’ lo stivaletto che…”

“Cosa?” dico io.

Ci baciamo in macchina e arriviamo sotto casa sua. Una casa molto bella, con un divano di pelle bianco gigantesco.

Io vi dico solo che per una volta nella vita ho pensato “Ooooooooh! là!” Come si dice qui a Torino quando sei soddisfatto per qualcosa. Penso che per un bel po’ potrò starmene chiusa in casa con Angela a chiacchierare con la maschera nera per purificare i pori del viso o a guardare serie tv perché questo, signori miei mi ha tolto qualsiasi sfizio.

Insomma uno da 110 e lode come c’è scritto sulla sua laurea appesa ad una parete.

E poi dopo chiacchiera, racconta, mi offre un altro calice di vino e io mi penso:

“E adesso? Gli devo stringere la mano? Devo salutarlo pensando che magari lui domani sera vede un’altra? E anche fosse? E sticazzi, direbbe la mia amica Assunta detta Asso.”

Sto a casa sua ancora un’ora dopo il fattaccio e molto naturalmente, gli dico che vado.

“Mi agguanta e mi dà un bacio a stampo di quelli lunghi e mi dice “Ti voglio rivedere.”

Io mi sento come una diva sul red carpet, come una che ha vinto Miss Universo, come una che ha le gambe lunghissime e le cosce sottili.

“Dai, vediamo… ci aggiorniamo”

“CI AGGIORNIAMO?! Ma che cazzo di modo è di salutare un uomo che ha fatto meglio di ROCCO! Grazie, è stato bello, gli dovevi dire…”

Angela mi manda subito un vocale, le ho fatto un riassunto di 20 secondi e lei già ride per il mio saluto al Tizio, che a me sembrava una cosa da “donna super figa che non è che te la do quando dici tu”

Mentre guido per tornare a casa, passo a prendere un po’ di gelato, voglio andare da Angela a festeggiare.

Ci metto un po’, è sabato c’è un po’ di traffico, ci sono dei concerti in città e mi piace guidare pregustandomi le facce di Angela. Chissà quanti “Minkia!” dirà.

Ad un certo punto mi chiama.

Angela ed io non ci chiamiamo mai. Messaggi vocali o ci vediamo.

“Amo! NO, cioè ti devi muovere. No, amo. MINKIA”

“Cosa c’è?”

“Amo no, ma devi venire da me a vedere sta cosa, subito! Dove sei!?”

Un po’ ride, un po’ fa la seria.

Le spiego dove sono e che sto arrivando col gelato e lei dice “Muoviti” e butta giù.

Arrivo da lei correndo, entro in casa e la vedo agitarsi col telefono in mano.

Mi mostra un sito di incontri, non quello dove ho pescato io il benedetto Maschio usa e getta. Un altro sito.

“Come si chiama coso?”

“Eh?”

“Rocco, lì…coso, come si chiama?”

Le rispondo e aggiungo che

l’ho letto anche sulla laurea e anche il cognome.

“Sì ok, ma qua si chiama ****** e fa l’ESCORT.”

Io guardo Angela e guardo la foto sullo schermo e poi riguardo Angela e dico:

“Minkia.”

“Miiiiiiiiinkiaaaaaa! Fa il puttano?”

Restiamo sedute sul divano, le prendo il telefono dalle mani e le dico “Il gelato si scioglie”.

Resto zitta mentre lei mette il gelato nelle coppette di ceramica dell’Ikea.

“Cioè amo, a te gratis?”

E’ talmente seria mentre me lo chiede che scoppiamo a ridere.

“Cioè questo ti vuole rivedere, no? Ma fa fattura o in nero? Almeno scarichi.”

Io, allibita. Ma come? Fa l’Escort? il Prostituto? Il puttano? L’accompagnatore?

“Eh, quello, c’è scritto”.

Siamo rimaste ad immaginare cosa avrei potuto fare. Dirglielo? “Oh, comunque ho visto che fai il puttano”.

Ma no, ma chi se ne frega.

Sono le 2 di notte. Arriva una notifica su whatsapp

“Mi hai colpito. Davvero. Irene, Irene…wow.”

“No va beh. Hai fatto perdere la testa a un puttano.”

E’ lunedì sera, sto davanti alla tv con la coperta addosso e il pc sulle gambe e se lo volete sapere ho anche dei capelli impresentabili.

Non gli ho ancora risposto. Dovrei? Ma no. Ma che vuol dire, che cosa gli dico?

Ah, oggi pomeriggio alle 17 mi ha scritto di nuovo:

“Vorrei rivederti.”

Angela è a cena con una sua collega,

Le dico che mi ha riscritto, mandandole lo screenshot.

Lei :

“MINKIA! Tra un’ora sono da te e facciamo dei ragionamenti. Oh metti il GF Vip che stasera è troppo trash, entra Ela Weber.”

 

 

ESCO (-RT)

IRENE E LE CHAT DI INCONTRI

E’ un anno che non aggiorno il blog.

Sono intenzionata a riprendere il racconto delle mie sfighe perché è giusto che voi sappiate che nel frattempo:

non mi sono sposata

non ho fatto bambini

non ho cambiato taglio di capelli

la mia confidente è sempre Angela, vicina di casa e di cuore

sono uscita con uno per 7 mesi

sono  uscita ieri sera con un altro per due ore e mi è bastato.

Inizierei a raccontarvi di quello di ieri.

Ve lo confesso. Ho scaricato un’app per INCONTRI. Io, la paladina del “Sono contro queste cose”, queste cose le ho fatte. Partendo dal presupposto che mi sono rotta le palle di cercare il principe azzurro, mi sono detta che era ora di addentrarsi nel mondo delle chat che servono a una sola cosa: TROMBARE.

Basta convenevoli, basta cercare di arrivare al dunque con garbo da principessa Sissy zoccola inside perché uno ti attizza ma tu non vuoi farglielo capire.

Basta messaggi, chat inutili e buongiorno e buonanotte su WhatsApp. Basta faccine da interpretare, basta delusioni.

“Angela, io voglio solo trombare perché sono nervosa, cazzo.”

“Bravaaaaa! Tè, guarda scaricati questa.”

Click, fatto.

Dopo 7 mesi di storia nuovamente complicata come solo le mie lo sono, mi sono detta che trovare un uomo che mi attizzi, mi faccia passare due ore come Dio comanda e non mi crei ansie se non mi è piaciuto, sia la cosa migliore.

Di questa storia dei sette mesi, travagliata come un matrimonio di 7 anni, vi parlerò prossimamente.

Insomma, scarico, mi iscrivo, pubblico una foto e via.

Sfoglio, sbircio, approvo facce di sconosciuti. In 10 minuti mi arrivano 12 richieste da altrettanti tizi.

Uno mi manda anche subito la foto di un pene barzotto.

Lo elimino subito dai papabili.

Me li guardo e riguardo.

“Angela, non ci siamo, mi fanno cacare tutti”.

Ad un certo punto, di sera, mentre sto cercando di fare gli esercizi per la cervicale con la maschera all’argilla in faccia, arriva il rumore di una notifica,

Mi cade la mascella per terra. Uno. Bono ma che più bono non si può.

Guardo meglio, magari ha i denti storti, le unghie nere e la forfora.

NO.

Uno bono davvero.

Mi sta scrivendo.

Rispondo, chiacchieriamo amabilmente, mi fa i complimenti per il sorriso e per i capelli.

Io foto da vamp, non ne metto, ma ammetto di averne messa una dove si vedono le tette.

Lui è architetto, vive a 6 km da me, è single e mi chiede di uscire.

E’ la prima volta che sono pronta per farmi una serata all’insegna del solo puro sano ignorantissimo SESSO.

Non mi frega niente di lui, dello sport che pratica, del suo lavoro. Ho bisogno di leggerezza e di un culo di marmo da strizzare.

Esco, mi metto un jeans a vita alta, una camicetta nera vedo non vedo, degli stivaletti e il giubbottino di pelle. Lo smalto me lo mette Angela, il rossetto lo metto rosso, di quelli che puoi anche lavarti le labbra con l’acido muriatico ma non se ne vanno.

Mi metto il profumo più da zoccola che esista, secondo me. Non dico il nome ma è dolce, fruttato, sa di ragazzina maliziosa e fresca.

Lo vedo arrivare. Angela avrebbe detto “MINKIA” al posto di “CIAO!” e stavo per farlo anche io, ma mi sono trattenuta. Mi sorride e mi dice “WOW!”

Io mi sento una strafiga. Lui è uno tipo Milano fashionweek, due spalle fantastiche, un sorriso pazzesco, capelli meravigliosi, mani fantastiche.

Ci sediamo, chiacchieriamo mentre beviamo un calice di vino. Io manco lo ascolto, penso solo che l’ho conosciuto in una chat per INCONTRI, che vuol dire che entro un’ora, un’ora e mezza al massimo gli starò toccando gli addominali a carne.

Lui mi tocca le mani, mi guarda, mi fa complimenti. Io mi pregusto il seguito. Intanto lui parla, parla, parla, parla.

Mi parla del suo lavoro.

Mi parla del suo sport.

Mi parla del suo gatto.

Mi parla delle sue vacanze.

A me non me ne può sbattere di meno. Guardo l’orologio, è passata un’ora e mezza e penso che forse sarebbe ora di quagliare, come direbbe Angela.

Da gentiluomo passa a farmi domande e devo rispondere per non fare la parte della ninfomane.

Racconto un po’ di me e concludo con “E poi…..basta….”

Mi tocca i capelli e il collo, io sto per saltargli addosso. Mi si avvicina e mi annusa il collo. “mmmmmmh Ilaria….che buon profuno…..”

Mi chiamo Irene, ma non me ne frega un cazzo, chiamami come ti pare basta che andiamo a casa tua o a casa mia e mi ribalti a dovere, perché a questo servono le cazzo di chat per INCONTRI, no?

Ma lui ha la folgorazione, si è dimenticato di chiedermi la cosa fondamentale:

Mi chiede se mi piace il CALCIO BALILLA.

Perché è il suo hobby.

Io faccio l’errore di dire “Ah, sì….carino….bah….”

E via, tira fuori il telefono e mi mostra video di lui che fa i tornei di calcio balilla.

I CAZZO DI VIDEO.

Dopo 5 minuti mi viene da urlare che anche se sembra un attore di Hollywood, mi annoia da morire e che io voglio solo approfittare del suo corpo.

Sono passate due ore e un quarto, sono quasi le 10 di sera e lui mi dice che la prossima volta mi porta a cena nel ristorante di un suo caro amico dove si mangia bene.

Esatto. La serata si è conclusa con un limone in macchina, un bacio da diciassettenni e con me che saluto e scappo per le scale di casa con la faccia a forma di punto interrogativo.

Suono ad Angela, lei mi apre e mi scoppia a ridere in faccia, perché deve aver visto la mia.

MA PORCA PUTTANA, LE CHAT DI INCONTRI, NON SONO PER TROMBARE?

Datemi delucidazioni.

E’ giovedì. Questo, sabato mi vuole rivedere. Che faccio, ne cerco un altro?

 

 

IRENE E LE CHAT DI INCONTRI

Riassunto dopo sette mesi di silenzio: Irene e le erezioni.

Da sette mesi circa, non aggiorno il blog. Non che io non scriva. I quaderni che tengo nel cassettone sotto il letto, sono pieni che ci potrei scrivere un libro. Una bella raccolta di episodi che se solo ve li raccontassi di persona, pensereste che io sia una mitomane. Invece no. Invece capita davvero tutto  a me.

Paragrafo UNO:

PERDITE DI EREZIONI.

Non una, più perdite. Ora, non mi si dica che non sono una ragazza moderna, comprensiva e ragionevole. Uscire con uno, tutto palestrato, che si vanta di essere un grande esperto di donne e che per ben due volte te lo ritrovi con la testa tra le mani e devi pure consolarlo per via della sua disfunzione erettile…Beh non è cosa per cervelli deboli.

Immaginatemi. Aperitivo, cena, brindisi del dopo cena a casa sua. E vai, penso. Stasera questo mi ribalta a dovere. Dopo tutto un rituale di abbracci, baci sul collo e strizzate di culo che gli volevo dire “Ma stai impastando la pizza?”, arriviamo al dunque. Come fosse Michael Douglas in una scena di Attrazione Fatale, mi piglia in braccio mentre gli cadono i pantaloni alle caviglie e già fatico a trattenermi dal ridere perchè mentre corricchia per portarmi sul letto inciampa ma con un colpo di reni riesce a tenermi su.

Solo che arrivato davanti al letto mi lancia. Ebbene sì. Per una scena hard andrebbe anche bene, ma visto che hai un cazzo di futon dell’Ikea, la mia protrusione discale ne ha risentito parecchio. Ho detto solo “Ahia, piaaaano!”

Inizia a respirare come un tricheco raffreddato e ho l’impressione che i miei capelli gli stiano entrando nelle narici, ma lui continua a grugnire. Tutto sto calore e poi?

Puaaa puaaa puaaaa puaaaaaa.

“Oh scusami io…davvero non mi è mai successo.”

Ansia da prestazione, mi dice Angela. “Devi provare ad uscirci almeno altre due volte per vedere se  davvero è inguaiato.”

Beviamo un bicchiere di vino, io cerco di mostrarmi tranquilla e penso solo che mi verrà mal di testa causa ormoni.

Dopo mezz’ora si è rilassato, abbiamo parlato delle travi a vista sul soffitto, belle ah sì sì fanno atmosfera, poi anche della cultura giapponese e degli origami. E del suo letto di merda dove ci stavo lasciando due vertebre.

Si agita di nuovo e ricomincia a fare versi. “Uhhh ohhhm mmmmmm” . Giuro fa così mentre mi bacia. Se serve, fai pure, penso.

Parte bene: “Ooooooh, là!” Come si dice qui a Torino.

Dopo 46 secondi circa però, puaaaaa puaaaa puaaa puaaaaaaa. Di nuovo. Inerme, moscio,  riluttante, una cosa applicata lì per sbaglio.

Lui  mi dice che probabilmente é stanco perché ha fatto palestra e poi, signori, inizia a parlare col suo pisello. Giuro.

“Eh però così non si fa, fratello”.

Io gli sorrido e dico: “Ma no, tranquillo! Sarai stanco!”

Vado un attimo in bagno e scrivo su whatsapp ad Angela: “Parla col suo pene.”

Angela mi risponde con un vocale che per fortuna ascolto mentre appoggio il telefono all’orecchio: ride, ride come una pazza. Scappa da ridere anche a me e inizio a pensare che non posso assistere ad un altro dialogo di questo tizio col suo pisello perché finirei per scoppiargli a ridere in faccia.

Esco dal bagno e lui sta fumando, nudo, mentre cammina. Col coso pendulo che sballonzola. Mi spiace, in fondo può capitare, ti posso anche capire ma se parli col tuo membro davanti a me e lo chiami “Fratello”, io non ce la posso fare.

Mi sento anche disposta a dirgli che davvero non deve preoccuparsi,  che non deve sentirsi in imbarazzo, ma lui si avvicina e mi sussurra:

“Ti vedo seria, non devi pensare che sia colpa tua”.

Fatico a dirgli che due su due in realtà è capace che siano tutti cazzi suoi, giusto per restare in tema, ma gli dico “Ok, grazie…”

Gli dico che è tardi e devo andare, l’indomani ho la sveglia presto.

“Ma come…mi lasci così?” E dà un’occhiata al suo coso che sta via via riattivandosi.

Ma che è? Ti funziona a distanza? E’telecomandato?

In realtà gli sorrido e dico solo “Dai, magari un’altra sera.”

Ah – hà. Credici.

 

 

 

 

 

Riassunto dopo sette mesi di silenzio: Irene e le erezioni.

IRENE L’ASOCIALE

Se c’é una cosa che mi riesce difficile capire, é la diretta su Facebook.

Io non ho Facebook. Angela mi dice che dovrei FARMELO, perché vivo fuori dal mondo.

Quando conosco gente nuova, mi dicono “Dai ti aggiungo su Fb!” La frase viene pronunciata  con il telefono in mano pronto per il click. Io rispondo che non ce l’ho e vengo guardata come se avessi detto che ho mangiato un bambino.

Angela invece lei é supersocial. Ieri sera mi ha raccontato che la sua collega ha fatto un video in diretta. Io non capivo e così mi ha fatto vedere.

Dunque: la sua collega in macchina con un’amica. Alla  guida l’amica e lei seduta accanto con lo smartphone appoggiato sul cruscotto.

In sottofondo musica latino americana e loro che sculettano da sedute e muovono le spalle a ritmo di bachata.

La tizia non impegnata alla guida, inizia a dire cose del tipo:

“E alloraaaaaa?? Siamo o non siamo le numerE uno?”

risatine

“Eeeggià eh!”

“Ah no?”

“Ahhhh ciaooooo Pieroooooo! Ahhhahaha anche a te Lucaaaa!

Io continuo a non capire e chiedo ad Angela:

“Ma chi cazzo é Piero? Ma perché?”

“Minkia ma lo vedi che sei tagliata fuori dal mondo? Sta salutando I FANS che sono collegati in diretta, che stanno vedendo il video.”

I FANS?

“Allooooooraaaa, noi stiamo tornando  dalle Gru (centro commerciale) e vi volevamo fare un salutino….AHahahahah Ciao amoreeeee, baci anche a te! ….Ma vaaaaa sei tu bellissima, noi siamo distrutte dallo shopping!”

“Cioé noi oggi ci siamo comprate…dunque…io…”

Partono all’unisono a fare l’elenco degli acquisti.

“Ahhahah parliamo una alla volta, che se no i nostri ammiratori non capiscono…dunque io ho comprato un paio di leggings fighissimi…meglio fare allenamento con lo step stasera perché quaaaaaaa la prova costume……eeeeeheheheheh! Poi una canotta da Intimissimi stra sexy…..”

“Eeheheheh noi siamo troppo avanti, digli delle scarpe!”

“Ah ma volete vederle? Aspettate eh……”

Ravana in una borsa e tira fuori un tacco 12 con plateau.

“Ecco, vi piaccionooo? AHAHAHAHA Paolo sììììì sono da battaglia!!! Ci attreziamo, noi!”

Dopo i primi 6 minuti volevo scappare.

Io mi chiedo…Ma davvero?

Ma a cosa servono le dirette su facebook?

Angela mi guarda e dice:

“Beh, sì sono due coglione in effetti.”

E come dicono qui a Torino per chiudere un discorso:

BON.

IRENE L’ASOCIALE

LE REGOLE DELLE DONNE SAGGE.

A volte, come oggi, mi fermo a pensare a come sarebbe stata la mia vita se avessi scelto una cosa anziché un’altra.

Potevo restare a Milano dai miei e studiare lì. Invece mi arriva in eredità un bilocale di una mia prozia e via. Parto per Torino con tre valige grandi, vari pacchi e buste di plastica dove ho raccolto quello che volevo portarmi con me. A Torino non conoscevo nessuno e la prima é stata Angela, la mia vicina di casa e di cuore. Senza di lei sarei diventata una gattara pazza con le ciabatte rotte. Almeno le ciabatte rotte lei me la fa evitare. Mi dà consigli fashion a modo suo. Come quando mi aveva mostrato fiera le sue Crocs o come caspita si chiamavano, leopardate. Tutto quello che é tamarro, animalier, tarocco, a lei sta divinamente. Merito anche del metabolismo da Bolt che si ritrova, che le permette di infilarsi nei jeans che di solito stanno bene solo ai manichini.

L’ho incrociata mentre cercavo di trasportarmi sulle spalle uno scatolone pieno di foto, biglietti, cartoline. Scontrini, biglietti di treni di viaggi da ricordare…

Lei scendeva le scale correndo e a momenti mi investe.

“Ciao, vuoi una mano? Ce la fai?”

Da lì non ci siamo più separate. “Ma sta roba la devi buttare, no?”

Io spalanco gli occhi:

“Sei matta? Ci sono i miei ricordi qui.”

“Cioé, ti tieni gli scontrini, i biglietti dei treni, le cartoline degli anni 80? Sei malata, come quelli che fanno vedere nei documentari, che non buttano niente”

Quella sera mi ha invitata a cena. Io avevo il frigo vuoto. O meglio non avevo il frigo.

Lì mi ha detto in due parole la sua filosofia di vita:

1) Le cose vecchie si buttano

2) Si deve vivere il momento e staccarsi dalle cose e non dipendere dalle persone

4) Se uno esce con te e non ti cerca più, non gli piaci, punto.

5) Il pane non si butta, se no quando muori ti fanno andare in un girone dell’inferno dove devi raccogliere briciola a briciola tutto quello che hai buttato.

6) I vestiti si comprano nei reparti per bambine: “Tanto ora si vestono tutte come delle donnette e si risparmia”

7)L’ascensore non si prende, che fare le scale ti intosta il culo.

8) Se un ex fa un lavoro utile, é buona cosa tenerselo amico. Meccanici, idraulici, gommisti, quelli servono.

9) Perché spendere di più quando ci sono i coupon? (Lei è la REGINA dei coupon)

10) Se fai un sorriso ai baristi, ti offrono il secondo cocktail

11) La partita di calcetto é spesso sinonimo di AMANTE

12) Se sospetti che lui ti tradisca, non é un sospetto.

13) Se uno non ti piace al primo appuntamento, non ti piacerà mai. Inutile perdere tempo.

14) L’amicizia tra uomo e donna esiste solo se uno dei due é un cesso o è gay.

15) Chi non tromba, si rivede. Se non gliel’hai data e sparisce per poi rifarsi vivo é perché crede che gliela smollerai, non perché gli manchi. Oppure é il tuo ex che pensa di potersi fare una trombata facile.

16) Mai cercare un uomo per prima.

17) Mai pregare un uomo. “Non prego la Madonna, figurati un uomo.”

18) Gli uomini bassi non é vero che hanno il pisello grande.

19) Se vai da lui e vedi polvere nel bidet, scappa.

20) Meglio single che male accoppiate.

Ecco. Forse dovrei scrivermele tutte, le regole ed impararmele a memoria.

Forse é per questo che Angela é così serena e io sembro la Regina dei ragionamenti cervellotici e sfiancanti?

 

 

 

 

LE REGOLE DELLE DONNE SAGGE.

TRIVELLATI IL PISELLO

Buongiorno, ho i capelli impacchettati con una maschera rivitalizzante. Oggi non lavoro e mi voglio dedicare a me stessa. Ciò sta a significare che mi metterò a fare le pulizie e parlerò molto ad alta voce.

L’argomento che mi sta più a cuore in queste ultime ore e di cui parlo sempre ad alta voce se sono sola, é il messaggio del mio ex. Quando un ex torna, un tumulto di emozioni ti prende e ti stritola. Rabbia, voglia di scappare, voglia di proteggere la tua quotidianità serena presa a pugni dalle sue parole che campeggiano sul display del tuo telefono. Voglia di rivalsa, voglia di piangere, voglia di andare lì davanti a lui e fargli il dito medio con tutte  e due le mani. Quanto ci avete messo voi a riprendervi da una rottura improvvisa? In quanto si digerisce un tradimento da parte di una persona di cui vi fidavate? In quanto si manda giù il nodo in gola causato dalla consapevolezza che L’ALTRA/O é meglio di voi?

Perché questo, é. Quando ci tradiscono é perché hanno preferito un’altra persona. Io ci ho messo tantissimo a digerire questo boccone avariato che aveva la consistenza delle chiappe di marmo di una biondina. Ora lui vorrebbe prendersi un caffé, vorrebbe chiedermi scusa.

E poi? Ci vorrei andare, per dirgli di “Trivellarsi il pisello” così mi avete suggerito di rispondergli. Ma io glielo vorrei dire in faccia, mentre mi tolgo la schiumetta del caffè macchiato dalla punta del naso, o mentre spengo l’ultima sigaretta. Tipo: sbuffo di fumo, mi alzo, dico “Trivellati il pisello”. e me ne vado.

Solo questa frase. Non vorrei dirgli nient’altro.

 

Angela sostiene varie ipotesi:

– non andare

– vacci e trattalo male

– anzi no, vacci e fallo innamorare poi lo lasci

– vacci e sfruttalo sessualmente

– vacci usalo sessualmente e vattene sul più bello

Io credo che in realtà vorrei parlargli, giusto per vedere cosa ha da dirmi. Insomma dovrei proprio lasciar correre? E se poi me ne pento?

L’immagine di un’amazzone bionda col culo applicato sui reni che cavalca il mio ex, mi viene in mente poco prima di strapparmi la striscetta depilatoria.

Sbbbbbbbrang! Ecco ora di sicuro di baffetti non ne ho.

No ragazzi, mi é presa una carogna nera.

Fate conto che non abbia scritto questo post dimmerda.

 

 

 

 

 

TRIVELLATI IL PISELLO

CHI NON TROMBA SI RIVEDE

Poco fa ho ricevuto un messaggio. Da un numero sconosciuto. O meglio da un numero che in realtà conosco benissimo, ma che ho cancellato come fanno le quindicenni. E’ bastato un colpo d’occhio e subito in quella serie di numeri comparsa nel mittente del messaggio ci ho visto la faccia di una persona che conosco bene: IL MIO EX

Ho scritto post che narrano le mie disgrazie con Christian, uno che assomigliava ai tempi al Dottor House, ma più giovane e non zoppo.

E’ tutto scritto. Anche la misera fine della nostra relazione l’ho raccontata per filo e per segno. Gli ho estorto una confessione che nemmeno il tenente Colombo.

Ora dopo ANNI, mi chiede se “possiamo prenderci un caffé”, ma solo se voglio, eh.

Come si fa con gli ex? Gli si deve concedere un caffé imbarazzante, pieno di domande del cazzo, tipo “Che fai di bello nella vita?”

Voi come avete fatto?

Io ero pazza di lui. Ed è finita ammmerda, come dice Angela. Per il motivo più banale: una bionda col culo così alto da sembrare applicato sui reni. Una più bella di me.

Dopo un messaggio del genere cosa si fa? Gli rispondo? Se uno lo chiami EX, senza nemmeno voler più pronunciare il suo nome, un motivo c’è?

O sono solo una donnetta ferita che in realtà si scioglierebbe come un calippo nel deserto se solo lo vedesse?

Io spero che qualcuno di voi mi dia due dritte.

Angela é stata diretta come al solito:

“Che faccio Angy?”

La risposta é arrivata su whatsapp, scritta, perché lei era al lavoro, ma farcita di diti medi, iconcine della merda e faccine che vomitano, oltre alla donnina che fa la croce con le braccia. Il testo diceva: “Ire se non lo mandi affanculo tipo subito immediatamente sei uno cogliona!!!”

E aggiunge : “Chi non tromba si rivede, si vede che non gliela dà più nessuna!”

Che faccio?unnamed

CHI NON TROMBA SI RIVEDE

INNO ALLA (MAI UNA) GIOIA

Oggi, la mia giornata ha come colonna sonora l’Inno alla (mai una) Gioia.

Partiamo dal risveglio: ho sognato di farmi la cacca addosso. No, non iniziate a farmi analisi psicologiche del sogno. So che sognare di farsela nelle mutande significhi un po’ sentirsi a disagio, inadeguati. In realtà tutto é scaturito dall’ultimo messaggio vocale di Angela, ascoltato prima di addormentarmi. E’ diventata zia e mi ha raccontato minuziosamente tutti i particolari del suo primo cambio di pannolino alla nipotina.

“No ma tu non puoi capire quanto cazzo cagano i bambini appena nati. Una cosa dell’altro mondo. Liquida, brrrutta, ‘na puzza che non ti dico. Insomma mi volevo ricandidare al cambio di pannolino del dopo svezzamento. Tutto sto latte materno e sta cacca verde. Ire! Ti giuro. Mamma mia.”

Ecco. Dopo aver ascoltato questo mi sono addormentata e ho sognato di cacarmi addosso. Mentre ero al supermercato. Anni di cassa al Super condizionano anche i miei sogni.

Mi sveglio nauseata, mando un vocale di risposta ad Angela in cui le dico:

“Magari torna a raccontarmi le tue acrobazie erotiche con il tuo stallone di turno, che ho sognato ‘na vagonata de mmerda”.

Mi voglio fare un caffè. Con la moka. A me le cialde di George Clooney non piacciono. C’è pochissimo caffé, mi sono dimenticata di comprarlo. Così cerco di fare una mini caffettiera, quella da una tazzina. E la tazzina esce. Bello fumante. Tiro un sospiro di sollievo e mi dico “Aaahh. Meno male.” Verso il caffé nella tazzina arancione, la mia preferita e magicamente mentre la sto appoggiando sul tavolo

MI CADE.

Rimango a guardare il caffé che si espande sul tavolo a mò di tsunami. Faccio in tempo a prendere il pc e lo salvo da morte certa. Pulisco il tavolo. Niente caffé. Potrei andare al bar ma non ne ho voglia. Allora opto per il latte di soia, con i cereali. Dopo averlo bevuto mi accorgo che era scaduto da tre giorni.

Esco, vado al bar e ordino un caffé. Mi viene in mente mia madre, che non solo é un’hippie ferma al ’70, ma mi é diventata schizzinosa su alcune cose.  Il concetto di hippie e quello di schizzinosa sono contrastantissimi. Sarà la vecchiaia. Insomma mi viene in mente lei che mi dice che al bar é meglio bere il caffè tenedo il manico della tazzina di fronte alla bocca. E’ scomodo, ma di là bevono meno persone. Ci provo e la tazzina, porca puttana,

MI CADE-

Nessuno mi ha vista ma l’imbarazzo é tremendo. Mi scuso, pago DUE caffé, me ne faccio fare un altro, bevo e esco.

Ho un appuntamento di lavoro alle 10.

Sono in anticipo. La tizia che devo incontrare é in ritardo. Dopo quasi mezz’ora,la chiamo. E’ spento.

Metto una mano in tasca, inizio a giocherellare col biglietto della metro.

Poi lo tiro fuori, lo guardo e vedo

LA DATA

L’appuntamento é

DOMANI.

Non oggi. Fottuto DOMANI.

Torno a casa. Ho mal di testa, e mi dico che devo fermarmi a comprare il caffé.

Arrivo  a casa. Il mal di testa c’é sempre e penso che un bel caffé amaro mi farà bene.

EINVECENO!

Perché non sono andata a comprarlo.

 Vado al bar ( non quello di prima).

Ordino un caffé. Esco, voglio girarmi una sigaretta.

Rovisto nella borsa et voila.

Tabacco rovesciato.

Buona serata, io vado a prepararmi un minestrone surgelato.

INNO ALLA (MAI UNA) GIOIA