IRENE E QUELLO DELL’ASCENSORE

L’ascensore sfigato del mio condominio non sale al quarto piano, ovvio, dove vivo io. Si blocca, fa rumori strani, la luce va e viene. “Ci sarà un contatto” E’ sempre la risposta della gentile signorina che risponde al numero della ditta che aggiusta l’ascensore. Io e Angela l’abbiamo chiamato Carol Anne, come la bambina di Poltergeist. L’altra sera la signora del secondo piano è rimasta chiusa dentro. E così l’amministartrice ha chiamato “Quelli dell’ascensore”. Angela oggi pomeriggio mi ha chiamata che ero ancora al lavoro. “Oh quando torni a casa? Guarda che ci sono quelli dell’ascensore e c’è uno di quelli dell’ascensore che è non figo, di più. Muoviti.” Mancavano dieci minuti alla fine della mia giornata. Sono andata via di corsa per evitare che mi braccasse la mia collega Enza, quella che si lamenta sempre di tutto. Entro nel portone e vedo gli operai al lavoro. Cerco con lo sguardo quello figo che aggiusta l’ascensore ma noto che il più carino avrà sessant’anni. Salgo a piedi, quattro piani con la sciarpa che punge e la mano in borsa a cercare le chiavi di casa. Arrivata sul pianerottolo di Angela, una porta si apre, è lei che mi tira dentro casa sua. “Oh miii l’hi visto che gnocco?” “Io veramente ho visto solo due panzuti operai sui sessanta.” Insomma, me lo sono perso e ora sarà andato via. Saluto Angela che mi dice che ha ordinato in rosticceria un mega fritto di pesce. “Appena è pronto vengo su da te e ce lo scassiamo”. Ok, avevo in mente un minestrone da scongelare, meglio così. Esco, salgo a piedi a casa e vedo un CULO. Un culo. Vedo solo quello. Un paio di jeans sdruciti e un culo che vorrei palpare subito. Il culo si gira e vedo il proprietario del culo. Eccolo, è lui. E penso che ho anche io culo, perché al quarto piano l’ascensore non ci va e allora sono venuto quelli dell’ascensore e mi hanno portato questa meraviglia. Ha ragione Angela, non è figo, di più. Occhi scuri, labbra carnose, muscoloso, denti stupendi. Sono rimasta un po’ troppo incantata a guardarlo e lui mi fa: “Ciao, adesso ti faccio passare eh…” E inizia a togliere gli attrezzi e la borsa degli attrezzi, che ingombrano il passaggio. E io gli vorrei dire che per me può lasciare tutto lì com’è. E non faccio caso alla sciarpa che punge, penso solo

“beata quella che ti tromba”.

E per un attimo ho paura di averglielo detto ad alta voce. Invece ho detto: “Tranquillo, figurati.”

“Abiti qui?”

“Sì, e tu segnatelo, e segnati anche il mio numero. Sta sera ti va di mangiare un bel minestrone con me? ” Mi vien da ridere se penso a cosa vorrei dirgli. Mi esce: “Funzionerà stasera?” E lui: “Eeeehhhh ho paura di no….mi sa che dobbiamo tornare”. Gli guardo le chiappe ed esclamo: “Che culo!” E lui: ” Ma sì, vedrai che alla fine lo mettiamo a posto.” Entro in casa e rimango a fissarlo attraverso lo spioncino. E’ figo anche deformato dallo spioncino, questo. Mi arriva un sms di Angela: “Zoccolaaaaaa!!! Già sei all’attacco?! Brava!!!” Domani…lo rivedrò. Mi sento come quando a 11 anni mi innamoravo sempre dei muratori che facevano i lavori in cortile. Stasera serata con Angela più mega frittura di pesce più vinello bianco, più commenti su quello dell’ascensore. Io devo averlo. uid_124da237955.580.0

IRENE E QUELLO DELL’ASCENSORE