RITORNO ALLE ORIGINI PARTE SECONDA. LA SVENTURATA RISPOSE.

Dal mio Diario: Agosto 2008 Seconda parte

E così mi avvicino al muro con l’orecchio sinistro e sento i rumori di casa della Clizia. Ha lo stereo acceso. Da 4 anni non abito più muro a muro con lei. Da almeno 10 anni non usavo questo nostro antico metodo di comunicazione. Chissà com’è diventata. Chissà se è in casa e se si ricorderà del nostro Toc toc toctoctoc. Toc Toc! Lo faccio. Busso. Conto fino a dieci. Il volume della musica si abbassa e sento aprire il balcone. Mi affaccio anche io. Sono passati anni ma Clizia la trovo lì, appoggiata alla ringhiera. Mi guarda come se non mi vedesse da dieci minuti e fa solo: “Heilà” mentre si accende una sigaretta. Io lo so che è nervosa e anche un po’ emozionata. E lo sono anche io. Allunghiamo le mani da balcone a balcone, e ci tocchiamo. “Allora?” Ha le mani magre, e le dita lunghissime. Sono segnate da graffietti di gatto, pellicine insanguinate che si ostina a mangiarsi. Lo smalto e tutto sbeccato, Rosso scuro. Ha i capelli platino eun cerchietto e una mezza coda e mille mollettine colorate. Ha una collana di perle verdi, un toppino verde e dei pantaloni di cotone verdi con il cavallo bassissimo. Lei ha il culo ossuto e le stanno tipo Milano vende Moda. Va beh. Mi fa cenno con la testa di entrare da lei. Io scavalco il balcone come ai vecchi tempi e passo in casa sua. I suoi sono in ferie. La sua camera è sempre la stessa. Foto appese al muro, ha sempre il vizio di ritagliare le foto delle persone, tipo sagoma e poi le appiccica anche su altre foto…tre pareti sono colorate. Arancione, rosso e giallo. Una invece è bianca e piena di scritte. Scritte in corsivo, con la sua calligrafia fichissima che le invidiavo. Sono poesie, frasi di canzoni, dediche fatte da chi è passato di lì. “Quando mi scazzo la ridipingo.” “Ah”. Faccio io. “Solo che poi ci riscrivo”. Mi offre un caffè freddo, e ci sediamo sul divano. La Clizia avrà messo la testa a posto? Una volta si è picchiata con una ragazza del liceo perché aveva detto al di lei fidanzatino: “Invitami oggi a casa tua, così mi fai METTERE LA TESTA A POSTO”. Ecco, lei intendeva che sarebbe stata d’accordo a posizionare la sua testa in modo tale da avere diciamo…tutto a favore. Insomma la ragazza di questo Claudio, così si chiamava, aveva inteso benissimo. La Clizia si era offerta di fargli un pompino. Ecco. Si erano picchiate, ma tanto la Clizia aveva già deliziato il suddetto con la sua arte amatoria più d’una volta. Mi racconta che ha fatto la volontaria in una comunità per ragazzini difficili, che ha avuto una storia con un’altra donna due anni fa, dopo la giovane supplente del liceo. Dice però che questa qua era una pazza e l’ha perseguitata per 6 mesi quando lei l’ha lsciata. Dice che lavora in fabbrica, “fa i pezzi” e le piace perché ha tutti colleghi maschi e le colleghe sembrano maschi, sono cazzute. Fa i turni e non ha paura di uscire di notte per tornare dal lavoro con la sua smart comprata con i soldi di un’assicurazione. “ho fatto un incidente, ci sento il 20% in meno dall’orecchio sinistro e ho tre chiodi nel ginocchio. Pazienza, ho preso un sacco di soldi”. La Clizia è magra magra, un fascio di nervi ma ha le tette grandi. Fuma in continuazione e mi racconta che suo padre non fa più il puttaniere, almeno, dopo i tre figli fatti con la tedesca e la francese, non ha messo più incinta nessuna. “Ora fa l’innamorato di mamma”. Mi racconta delle cene di Natale con la sua famiglia allargata dove tutti vanno d’amore e d’accordo. Lei il padre, la madre, la tedesca, la francese, i tre marmocchi che non sanno l’italiano. Il padre non sa né il francese né il tedesco. “Si parlano a gesti e mio padre deve essere anche convincente, cazzo”. La Clizia ora sta con uno sposato. E’ un suo collega. Trombano nel magazzino e dice che a lei non gliene frega un cazzo se lui non lascia la moglie. “Non ci si innamora mai dii uno sposato, al massimo te lo fai.” E poi, se ci fosse stata Angela sarebbe svenuta a questa notizia, la Clizia è in trattativa per trombarsi un ragazzo di colore. “Un jamaicano, adottato, vive a Baranzate. Ma che te lo dico a fare, un figo della madonna. E’ fidanzato…sto facendo di tutto per farmelo. L’ho conosciuto all’Esselunga”. Ecco. E io che in un Supermercato ci lavoro….al massimo vengo corteggiata dal porco del macellaio Bernardo che gira voce che si tagli l’interno delle tasche dei pantaloni così si può trastullare meglio. Aaaaaahrgh. Me tapina.

RITORNO ALLE ORIGINI PARTE SECONDA. LA SVENTURATA RISPOSE.

ESTATE DA SINGLE INCAZZATA E DELUSA: LA CORNUTA RITORNO’ ALLE ORIGINI

Dal mio Diario: Agosto 2008 PRIMA PARTE

E così e basta. Cioè è inutile. Quando una è cornuta, è cornuta. Non importa se è un tradimento “platonico”, come dice LUI. Ahahaha. Mi fa ancora più ridere e incazzare. Quando il tuo uomo scambia decine e decine di messaggi con la tua collega russa e troia, non c’è nulla da spiegare, nulla da sperare e niente da chiedere. L’ho mollato. Ho pianto 4 ore sulla spalla della mia amica Angela. Mi è anche scappata una bestemmia. Ma che razza di uomo avevo? Uno che si fa imbambolare da una biondina slava slavata? E che scrive messaggi patetici, cazzo. Patetici. E fa finta di niente. Christian ha dormito in macchina sotto casa mia la sera che l’ho lasciato. Mi ha chiamata 41 volte. Ha citofonato ad Angela che è scesa con le Crocs leopardate e gli ha detto che era meglio se se ne andava, “primo perché ti spacco la faccia in tempo zero se resti ancora qui, secondo perché non meriti nemmeno di vederla col cannocchiale tu, una come Ire.” Lui piangeva e la implorava di farlo salire un attimo. Io volevo scendere giù e fare come ha fatto la Carla, la tizia del sesto piano che secondo me e Angela è un trans: la Carla ha picchiato il fidanzato traditore a suon di schiaffoni e gli ha investito lo scooter con la macchina. E mentre lo menava urlava: “Oooh usciteeeee venite a vedere ‘sto mmmerdaaa!” Ho dormito nel lettone con Angela che mi ha fatto una camomilla e mi ha dato 3 valeriane. Christian ha dormito in macchina sotto casa mia. Il giorno dopo ho pensato a Irina – zoccola.

INCONTRO CON LA ZOCCOLA

Arrivo al Super durante la pausa. La vedo. E’ lì che fuma con il cellulare all’orecchio. Chissà, magari sta parlando con Christian. Mi dico: “Non devi toccarla, Ire, non devi azzardarti a toccarla anche se vorresti pestarla”. Arrivo davati alla zoccola che subito saluta il suo interlocutore e mi saluta: “Ciao Irina, dunque. Immagino che tu sappia che non gli piace il perizoma. Lo trova volgare. Ama le coulotte, e i completini color pastello. E’ allergico all’aspirina e alle fragole. Il suo piatto preferito non te lo dico, scoprilo da sola.” Lei mi guardava con gli occhi spalancati. E io, vaffanculo mi sono messa pure a piangere. “Siete due merde tu e lui, stammi lontana.” Volevo fare la splendida e non ho risolto niente. Lei mi guardava come fossi stata un’aliena.

CHRISTIAN NEL FRATTEMPO

Non lo so….avrà continuato a fare la solita vita di sempre. Ha cercato di parlarmi varie volte. Ma non ce la faccio. L’ho cacciato. L’istinto è quello di spaccargli la faccia, di urlare. Che banale, ridicolo stupido uomo avevo io…parafrasando la Bertè. La mia storia d’amore speciale è andata a puttane. Forse, come dicono le mie amiche dovrei dargli “un’altra possibilità”. Mi ha deluso troppo. Non adesso. Anche se sto male.

RITORNO ALLE ORIGINI

Niente vacanze per una cornuta. Niente spiaggia, niente mare. Niente. Angela mi ha implorato di andare a Milano Marittima con lei e le sue amiche ma il solo pensiero mi faceva rabbrividire. Ho voluto stare a casa dei miei a Milano. Sì, lo so, Milano d’estate… A parte il centro deserto tanto decantato dai servizi del tg dove raccontano che le città vuote sono meravigliose, il resto fa cacare. E a me di andare in bici in centro non me ne frega niente. Insomma i miei erano in ferie e dunque ho passato due settimane da loro. La mia casa, c’è ancora la mia camera, trasformata dal decoupage di mia madre. Potesse se lo farebbe anche addosso. Arrivo in Centrale con il mio trolley enorme. Aaaah, da quanto non sentivo la puzza dei binari di Milano. Vado a prendere la metro. E’ pieno di turisti. Ecco la cinese che spara le bolle di sapone con una pistolina per bambini. Poco prima ho fatto lo slalom tra le barbie taroccate in bicicletta. I venditori le liberano tutte insieme, queste bamboline pedalanti. Vado alla cassa, il vecchio ciccione col ciuffone bianco di capelli lunghi e gli occhiali spessi mi passa un biglietto automaticamente, non appena vede che gli sto porgendo una moneta da un euro. Mi dirigo verso la linea della metro che mi porterà a casa. Ecco il solito ragazzo con la chitarra, canta “Let it be”. Beh ha anche una bella voce, vorrei dirgli di partecipare ad X factor ma la folla che scende alla fermata mi scaraventa letteralmente giù dal treno. La puzza nei vagoni è imbarazzante. Puzza di “culo non lavato” dice Angela. Odore di piscio, birra, sudore. Arrivo alla fermata e mi chiedo se mi stia rendendo conto che la mia vita sentimentale è andata a puttane. “Non ci pensare, non ora”. Dieci minuti a piedi e arrivo a casa. Eccolo il mio condominio. Ecco il cortile, dove ho giocato a “Guardie e ladri” per ore, dove portavo le Barbie per giocare con le mie amichette. Ecco le macchine parcheggiate, ecco i miei vicini. Vale la pena di descriverli:

PIER: Età indefinita. Me lo ricordo che lucidava la moto e poi andava a prendere le ragazze. Raccontava a noi bambini, incantati a guardarlo mentre “aggiustava la moto” per ore e la lucidava. “vado al lago a prendere il sole con la mia fighetta”. Poi tornava con la ragazza di turno e limonavano un po’ sulla moto e lui aveva i jeans della carrera strettissimi sul pacco. E poi salivano in casa. Vive ancora con la madre. Non è cambiato molto visto che tutte le volte che vengo dai miei sta lucidando la moto. Quella invece, l’ha cambiata.

FAMIGLIA DE MARCO

Mamma obesa. Papà magrissimo sempre col mozzicone di sigaretta in bocca. Tre figli. Una femmina che “ha sposato a maggio”, come mi racconta la Signora e due maschi:

Nicola “il grande” e MiGhele” il piccolo. La Signora mi bracca subito anche perché è perennemente seduta in cortile con le altre pettegole. Si portano la sedia da casa. Una sera le ho anche viste mangiare un’anguria da 12 kg. “Nicola il granTe”, mi racconta la Sciura, “sta fidanzato sempre ccò la Manuela…quella lo vuole bene proprio a Nicola. Eeeh mò se ne vanno a Shamme e Scecchi, che hanno trovato un’offerta buona. Noi scendiamo al paese tra poco viene pure Mighele. Seeee, che si credeva che gli lasciavo la casa quello? Neeee! La casa mia si chiude. A Settembre poi ce ne torniamo io e suo padre allora è un discorso. Ma non è che lui si sta qua che si penza che mi porta la ragazza in casa a fare le cose. Che poi io non voglio responsabilità ancora quella esce incinta. No. No. Mi spiace. Casa mia si chiude. Se lui se ne vuole venire giù, c’ha i cugini e gli amici. La ragazza lo aspetta se no arrivederci! “

Ecco. Ecco sono tutti qua i problemi della Sciura De Marco. Il grande, il piccolo, la casa mia…ci puoi mangiare e quello se ne viene con la tuta di lavoro e butta le scarpe di qua e di là…..Li invidio un po’. A casa mia avrei voluto un po’ di casino come a casa De Marco. Il profumo del sugo la domenica, inizi a sentirlo alle 6. La sciura che ride sguaiata…I miei? L’opposto. E quando mio padre si sforzava di fare battute simpatiche risultava patetico. I miei sono supercolti, superintelligenti, guardano il supertelegiornale. La mattina alle 6 sono in piedi, vispi come due cocainomani. Mia madre fa Yoga, mio padre esce a comprare 4 dico 4 quotidiani. Colazione poi leggono i giornali, poi commentano i giornali, poi guardano il telegiornale, poi lo commentano. Poi mangiano sul tavolo di cristallo con quelle orribili tovagliette di bambù. “Mamma cazzo non siamo in America, mettiamo una tovaglia” Ma…niente. La Sciura De Marco invece apparecchia con la tovagliazza a quadri rossi e bianchi. Hanno i tovaglioli di stoffa stretti nell’anello di plastica colorato anni ’70 per distinguerli. La cucina è super vissuta, sul frigo c’è la radio. Si mangia tutti insieme la domenica. La pasta al sugo, la carne, gli affettati. Il caffè nel bicchiere. Mi ha subito invitata la sciura, sapendo che mia madre non c’era. “Chi ti cucina oggi? Vienitene da noi che ho fatto il sugo”. La casa dei miei con la libreria gigante piena di scartoffie, i vinili di mio padre, i libri di ricette di mia madre, che tanto non sa cucinare, mi sembra così estranea. Sarà che i miei sono pazzi. Davvero. Mia madre potesse partirebbe con qualche associazione per salvare le balene, fa yoga, sta rimandando sempre più la sua prima tinta per coprire i capelli bianchi. Era una prof. di Lettere. E si vede. Mio padre…potrebbe sembrare muto ma non lo è, sorride sempre, legge in continuazione. Usano nomignoli e vezzeggiativi che a me vien da pensare che davvero, da giovani si sono presi un acido di troppo. Mia madre è stata anche a Woodstock. E lo raccontava a tutti i miei amici. Dico solo questo. Io che cosa centro? Forse mi hanno scambiata in culla.

Ma un paragrafo speciale va a lei:

LA CLIZIA

In camera mia, il muro confina con quello di casa della Clizia. La Clizia io da piccola la invidiavo perché aveva un nome fighissimo secondo me. Andavamo alle elementari insieme. E alle medie e al liceo. Finchè lei non l’hanno arrestata. Andiamo con ordine. Figlia di un camionista puttaniere che ha altre due donne e tre figli rispettivamente in Germania e in Francia, perdonato dalla moglie al punto che a Natale un anno viene a Milano la francese e un anno la tedesca coi rispettivi figli, la Clizia è venuta su un po’ particolare. Alle elementari era una bambina studiosa e guardavamo i cartoni animati abbuffandoci di tè e Girella taroccata. Alle medie già limonava con i nostri compagni a turno nei cessi. Limonava prima con uno poi con l’altro e così via perché tutti glielo avevano “chiesto” (di fidanzarsi) ma lei doveva decidere e allora chi limonava meglio era il suo fidanzato. La Clizia sfruttava il malcapitato per:

farsi portare la cartella

copiare i compiti

e farsi mostrare giornali porno visto che era curiosissima

Le bussavo al muro e lei usciva sul balcone. “Scendiamo?” e lei: “Occhei”. E scendevamo in cortile a parlare di maschi, di limonare, e di cosa avremmo fatto da grandi. Poi parlavamo male delle altre amichette con teorie assurde da bambine di seconda media. “La Morena da grande diventa brutta perché ha i denti divisi davanti”. “Lo sai che la Erika ha i peli lunghi nelle braccia che la madre la mattina glieli pettina?”

In effetti io e la Clizia eravamo le più belle della classe. La Clizia mangiava sempre porcherie come: patatine, schiacciatine con l’origano stra unte, Fonzies, lattine di Cocacola e barrette kinder maxi. A me mia madre a merenda dava una fetta di crostata fatta in casa che io barattavo con lei per avere in cambio una brioche piena di grassi idrogenati. Lo so che ero fortunata, con la mamma che mi faceva le torte, ma tutta questa perfezione ha fatto di me una donna propensa all’ingrasso causa schifezze ingurgitate per colmare desideri infantili repressi. Insomma la Clizia anche al liceo “psicopedagogico” ha dato il meglio di sé. Beveva caffè “con vecchia” nel bar malfamato che puzzava di fumo da far schifo. Cioè un caffè con Vecchia Romagna. E lei a volte diceva: “Vecchia a parte.” Al liceo aveva avuto anche una storia lesbo con una supplente giovanissima. Roba da finire sui giornali. La Clizia allora aveva 17 anni. Tutte le domeniche dai 14 ai 17 anni andava a ballare nelle discoteche che aprono per i ragazzini. Faceva anche la “ragazza immagine”. Arrivava vestita con i jeans e una maglietta e il giubbotino, poi si cambiava e si trasformava per ballare. Che poi manco ballasse bene, la Clizia ma aveva un modo di fare…aveva delle espressioni da vamp che io cercavo di imitare davanti allo specchio ma facevo cagare. La Clizia ha iniziato a spacciare. Ebbene sì. Avrei pensato che si sarebbe prostituita, invece lei era una dritta, andava solo con chi le piaceva, ora ad esempio sta con uno sposato. La Clizia conosceva gente grande che spacciava e così la domenica pomeriggio e qualche sabato sera quando andava a ballare con le cugine più grandi ignare di tutto, si metteva decine e decine di “paste” nel reggiseno. Spacciava pastiglie, a volte anche solo aulin o valeriane, quando non aveva avuto il gancio e non aveva nulla da vendere. In questi casi vendeva i suoi “pacchi” come super paste e scappava. Insomma una sera c’è stata una retata e l’hanno presa, con centinaia di pastiglie tra stivali reggiseno e mutandine. Lei era anche un po’ fiera che per così tante paste potevano darle “tentata strage”. Invece era stata in una comunità, i genitori si erano mezzi infartati la madre l’aveva scassata di legnate, e alla fine la polizia aveva anche beccato gli spacciatori che la rifornivano per la vendita al dettaglio. E lei ogni tanto diceva: “Oh questi quando escono mi tagliano la gola”. E così, una sera di agosto ho spento il cellulare e ho bussato al muro, volevo proprio rivederla, La Clizia.

ESTATE DA SINGLE INCAZZATA E DELUSA: LA CORNUTA RITORNO’ ALLE ORIGINI

DI CORNA, COLLEGHE ZOCCOLE E CRISI DI NERVI: OVVERO LE DONNE HANNO IL SESTO SENSO. E IL SETTIMO.

Dal mio Diario: Luglio 2008 TERZA PARTE

Riassunto delle puntate precedenti: Al Super è arrivata Irina – la collega troia. Bionda naturale occhi verdi due cosce da paura e un culo talmente alto che pare le stia attaccato ai reni. Nonostante i miei tentativi di nascondere l’esistenza della collega zoccola al mio fidanzato Christian, bello come un dottor House più giovane e non zoppo, non è mancata l’occasione in cui lui abbia notato la presenza zoccola della signorina Irina in questione. La mia vicina di sotto Angela, nonché mia confidente e amica mi ha messo in testa che un uomo quando si fa un amante ha come scusa la partita di calcetto con i colleghi bastardi che, ovviamente, sanno tutto e “gli parano il culo”. La partita di calcetto in questione spiega Angela, rappresenta un’ ottima scusa poiché garantisce al puttaniere due orette di assenza giustificata e di potenziale “non risposta” al cellulare. Non bastavano le mie paranoie su Irina. Un giorno mi è sembrato che Christian mi avesse chiamata IRI. Non Ire come fa di solito. E lei un pomeriggio in cui lui mi è venuto a prendere (disgraziatamente), ha pronunciato la frase “Sieti proprio una beLa coPia, ciao Irene, ciao CRI.” Ecco. Vi avevo lasciato col dubbio atroce che quel nomignolo scappato dalla bocca della collega-zoccola fosse la prova di un eventuale confidenza tra il mio fidanzato e questa. La giustificazione del mio lui è stata: Una volta mentre ti aspettavo fuori dal Super lei era lì fuori a fumare e ho scambiato due parole. Eh già ste russe si prendono subito confidenza. “Se sta a piggh’ l’ passagg”, come mi ha suggerito la madre di Angela pugliese doc e malfidente. Insomma, Irina si starebbe “prendendo un passaggio” dal mio uomo, si sta prendendo confidenza, me lo vuol trombare. Angela mi ha subito suggerito: “Lascialo prima che ti cornifichi”, lei è drastica.

In più, Christian ha iniziato un fantomatico torneo di calcetto. Insomma, avevo materiale sufficiente a farmi venire una colica epatica, così non ho resistito.

Mentre Christian stava preparando il sugo di pomodorino fresco a casa sua ho iniziato ad immaginare che nella pentola stesse bollendo il mio gatto. Sì, va beh, Glenn Close in “Attrazione fatale” mette in pentola il coniglio nano della figlia del suo amante perché lui, dopo una notte di passione è tornato con la moglie. Ho preso Christian all’improvviso.

“Da quanto tempo va avanti sta cosa di Irina?” Una di quelle domande a tradimento. Volevo vedere la sua reazione. Mica hanno “una cosa” lui e Irina, chiaro. Lui mi ha guardata per dieci secondi con la bocca semi aperta. Stava aggiungendo il sale nel sugo. Ero stufa di tenermi tutto dentro. Volevo solo essere rassicurata. Ecco ora mi risponde: “Oh ma su amore ma smettila, dai vieni qua gelosona mia”. Invece lui inizia a balbettare. Io sto per capire. Dentro di me dico: “NO. NON LO VOGLIO SAPERE”. Invece lui spegne il sugo e abbassa gli occhi. Io mi sto per sentire male, mi trema tutto e dico: “Beh?” In realtà vorrei dire:

“Ok, amore adesso basta, fanculo te e Irina, accendi il sugo che ho fame”, ma Christian è un fiume in piena. “Ire…ascolta…tanto è inutile qualsiasi cosa io possa dire…no? Cioè…io…” Ora muoio. Ora svengo. Ora prendo il coltello del pane e faccio una strage. Ma riesco solo a portarmi le mani vicino alle orecchie. Ho le mani gelate e 1000 battiti al minuto. Inizia a venirmi da piangere. “Cosa? Eh? Dai muoviti, dimmi”. E lui parte. E’ un fiume in piena. Inizia a raccontarmi di quella sigaretta fumata con la zoccola, mi racconta di una volta che ha incontrato Irina davanti al distributore di sigarette, di lei che aveva 5 “ieuri” che non entravano nella macchinetta. Di lui che le paga le sigarette, di lei che lo ringrazia e gli dice che si sdebiterà e che siamo proprio una “bela copia”. Mi dice di un giorno che l’ha incontrata per caso in banca. E del caffè che lei gli ha offerto e dei numeri che si sono scambiati e dei messaggi che lei gli ha mandato. Anzi me li fa leggere, qualcuno, gli altri li ha cancellati. Mi dice che non c’è stato niente e che è solo stata una roba platonica, che si deve essere rincoglionito. Io sto zitta non piango nemmeno, ma dentro sto morendo anzi forse sono morta. Ne ho abbastanza. Mi sento male. Lui inizia a fare qualche lacrimuccia.

“Non ti ho mai tradita”. Poi mi chiede: “Ma chi te ne ha parlato? Lei?”

Lo guardo, e gli dico: “Nessuno. Mai. Me lo hai detto tu adesso.” E corro via buttando giù tutto quello che trovo.

DI CORNA, COLLEGHE ZOCCOLE E CRISI DI NERVI: OVVERO LE DONNE HANNO IL SESTO SENSO. E IL SETTIMO.

LASCIALO PRIMA CHE TI CORNIFICHI

Dal mio Diario:  Luglio 2008 SECONDA PARTE

Dunque. Vi starete chiedendo che ne è stato del mio fidanzamento con il mio tassista figo come un Dottor House più giovane e non zoppo. Vi starete chiedendo se la mia storia è naufragata tra una partita di calcetto posticcia e le cosce della mia collega Irina-Troia. Eccomi qua. Più incazzata che mai e più pronta che mai a difendere con le unghie e con i denti quello che è mio. Il mio fidanzato, Christian, si è lasciato scappare qualche commento di troppo sulle probabilità che Irina avrebbe avuto di fare la modella al posto di lavorare al Super. Ha intrapreso un misterioso torneo di calcetto con misteriosissimi amici che non nomina mai (per non confondersi, dice Angela). Anche se il suo comportamento nei miei confronti è assolutamente normale, la mia testa macina pensieri tipo: “Come mai è normale? Come mai non succede nulla di strano?” La mia collega-zoccola continua a fare bella mostra di culo e cosce fasciate da vestitini svolazzanti. Quasi più corti del camice che indossa quando sta all’ortofrutta. Sembra la protagonista di qualche pornazzo russo. “Irina ama il cetriolo”, “La russa e le banane”. Insomma i clienti uomini del reparto ortofrutta sono aumentati. Il capo se la mangia con gli occhi. Il macellaio Bernardo secondo la mia collega Teresa, se l’è già “passata”. Insomma, è successo che ieri ho beccato Christian che mi era venuto a prendere, fuori a fumare con LEI. Le gambe mi tremavano, mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi. “Eh va bbeè dai, madòòò, lui è arrivato e lei doveva iniziare il turno e stava fumando.” Mi dice Angela. Certo. Ovvio. Doveva andare così. Dovevano incontrarsi, lei e il mio uomo. Christian ovvio, non conosce tutti i  miei deliri. Dunque era sorridente come al solito, carino e gentile. Mi ha dato un bacio e mi ha detto: “Ma amore sei ghiacciata!”. “Latticini.” , gli ho risposto. Invece sono stata in cassa tutta la mattina. Ero gelata per il nervoso e l’agitazione. Irina fumava e mi guardava con un sorrisino da stronza. “Sieti proprio una beLa coPia!”

“Grazie”. (Brutta troia. Io ti sguarro la faccia.)

“Ciao bela, ciao Cri”.

CRI. No. Questo è troppo. “Nomignoli? ” Lui cammina rimettendosi gli occhiali da sole che evidentemente aveva tolto per sfoggiare la sua faccia da babbo di minchia, quella che hanno tutti gli uomini fidanzati che non sanno nemmeno guardare un culo di un’altra senza dare nell’occhio delle loro fidanzate..

“EH?”

“Nomignoli? No, dico…come cazzo è che ti ha chiamato CRI?”

La risposta è stata: “Ma che dici, ha detto ciao Christian, mi sono presentato, ero lì che ti aspettavo, l’ho vista DECINE DI VOLTE mentre ti aspettavo in macchina…mica faccio il cafone.” DECINE DI VOLTE. Che vuol dire che l’aveva notata. Mentre io cercavo di tenergliela nascosta. Ho continuato a fare finta di niente e a casa sua mentre lui era sotto la doccia ho iniziato  a:

  • Frugare nella spazzatura alla ricerca di preservativi usati
  • Analizzare il divano alla ricerca di eventuali capelli biondi
  • Annusare le lenzuola
  • Alzare tutti i cuscini del divano alla ricerca di perizoma puttanesco dimenticato lì

“Sto rasentando la pazzia”. Io non mi fido. Io non posso stare con uno se non mi fido.

Non mi ha dato modo di non fidarmi, mi dico. Me ne fotto, mi rispondo. Io non i fido.

Christian esce dalla doccia, è scalzo e indossa un accappatoio.  Il mio sesto senso mi dice che devo andarmene a casa che tanto avrò tempo per indagare. Arrivata a casa mi sono sfogata con Angela che si stava scofanando una vaschetta di Cart’ d’or al cioccolato e stracciatella. “Amò, secondo me c’hai visto bene. Lascialo prima che ti cornifichi”.

Grazie Angela. Buona notte.

E sono andata nel mio letto a piangere.

LASCIALO PRIMA CHE TI CORNIFICHI

LA PARTITA DI CALCETTO E’ SEMPRE UN’AMANTE

Dal mio diario: Luglio 2008 PRIMA PARTE

Ogni volta che mi va bene qualcosa, devo mettermi in testa che non sarà per sempre. Sfiga di merda. Sempre la solita sfigata, sono. Il mio fidanzato figo come un Dottor House più giovane e non zoppo è stato irrimediabilmente contaminato dalle coscette ossute di una mia collega troia. Io lo sapevo. Lo sapevo e non so come faccio a mantenere la calma e un barlume di speranza e di lucidità che mi fa ancora dire: “Ma no, via, non vorrai credere che dopo un anno d’amore il tuo uomo si lasci traviare da una tizia bionda naturale dai capelli lucenti e le cosce ossute e il culetto piccino e alto che a momenti sembra che glielo abbiano applicato sui reni? Naaa.” Invece sì. Avevo colto quello sguardo imbarazzato di Lui, quando per la prima volta l’ha vista per caso. Lo sguardo dell’uomo che se non avesse accanto a sé la sua fidanzata sfigata avrebba esclamato una roba da uomini, tipo “Miinkia che ffffiga…” oppure “Maaaammma mia che chiappe”. Sto passando le mie giornate a scrutare il mio fidanzato dall’alto al basso, lo annuso come se l’olfatto potesse rivelarmi una molecola dell’alito di Irina tra le labbra del mio Lui, prova di un eventuale bacio. Irina è la mia ossessione. La guardo mentre lavora, mentre fuma durante la pausa, mentre sputa nel suo cazzo di telefono le sue frasi cantilenanti in russo e fa quella risatina da troia. E ogni giorno il suo culo mi sembra più alto. E ogni giorno mi convinco che all’altro capo del cellulare ci sia il mio fidanzato. Solo la certezza che lui non capisca il russo mi lascia quel poco di razionalità che mi permette di non volarle addosso per picchiarla brutalmente. La verità è che mi sono venuti in mente un po’ di particolari strani riguardanti il comportamento di Christian. E allora mi chiedo, come mai ad esempio mi abbia dato buca due sere la scorsa settimana. E mi chiedo se davvero avesse la cena con i colleghi. Se davvero fosse con loro, o se di fronte a lui ci fosse una zoccola bionda con i capelli lisci e lucenti come la pubblicità dello shampoo, col culo altissimo e la cosce secche. Sto rasentando la follia. Forse dovrei mandare a Christian il link di questo dannato blog di cui lui ignora l’esitenza, per fargli capire la mia ansia. Ma mi prenderebbe per pazza.

E poi ci si mette Angela, pure. Mi ha detto che categoricamente la scusa più usata dall’uomo traditore è la partita di calcetto con i colleghi. Angela è stata spesso amante. E mi ha assicurato che la partita di calcetto assicura ai mariti un’ora e mezza buona di possibilità di non dover rispondere al cellulare, e di rendersi irreperibile. ” E sai, la partita, e sai…i minuti di recupero…e sai la chiacchierata a bordo campo, e sai abbimo dovuto organizzare il torneo….eehh sai…ho fatto la doccia….ho fumato una sigaretta con Tizio, ehh la pizza del dopo partita…” Angela mi ha convinta del fatto che ci siano mariti e fior fior di fidanzati che si preparano la borsa per andare a giocare a calcetto. Ci sono quelli che a calcetto non ci hanno mai giocato e che si vanno a comprare tanto di scarpette e completino sportivo, per fare scena con la moglie.

Angela mi ha raccontato che uno dei suoi amanti teneva addosso la maglia del calcetto durante i loro amplessi perché “si sudasse un po”. Poi la stropicciava, passava un po’ i pantaloncini bianchi sul pavimento per sporcarli et voila. Mi ha anche spiegato che una delle regole delle amanti è: “Mai indossare profumo prima di un incontro.” Già, quei profumi puttanosi che si mettono le amanti sono indelebili sui colletti delle camicie dei mariti/fidanzati. Cazzo. Sto male. Christian parlando del più e del meno ha infilato nei suoi discorsi 2, dico 2 volte Irina. Dopo averla vista una volta. Davanti alla tv, mi fa “Ah la tua collega, lì…la russa…assomiglia un po’ a questa modella qua….”. Un’altra volta gli è scappato: “Chissà il macellaio Bernardo adesso con la russa…”

Volete sapere il motivo della mia disperazione? Ieri sera Christian mi ha detto che farà un torneo di calcetto. “Con i colleghi?”

“Eh? Ah no, no con vecchi amici…non li conosci”.

IO SPACCO TUTTO.

Io

Io spacco tutto.

LA PARTITA DI CALCETTO E’ SEMPRE UN’AMANTE